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MOURNING SIGN "Contra Mundum" (Recensione)



Full-length, Orchestrated Misery Recordings

(2018)

Dalla Svezia con furore, questa settimana, parliamo dei Mourning Sign e il loro terzo album Contra Mundum! La band identifica il suo stile con Progressive Death, anche se non è il prog-death che uno si aspetterebbe così, solo immaginando altre band del genere. Di fatto sono molto presenti (quantomeno in questo album) le influenze brutal e neoclassiche di band come Flashgod Apocalypse, e melodic black, ricordando a sprazzi i Watain. 

Sono rimasto un po' disorientato ascoltando le prime due tracce "Dualism" e "Homage to a Dying World", come se uno avesse ordinato una pizza ma gli arrivassero delle lasagne. Però, una volta fatto l'orecchio, il sound risultante dalle influenze citate è accattivante, borderline e saggiamente bilanciato tra melodie, progressioni armoniche neoclassiche e stacchi di blast beat al vetriolo. La terza traccia, "Nest of Vipers", comincia a farci capire l'approccio "prog" che ha questa band in una parte con voci e chitarre pulite, vagamente jazz. Si tratta davvero di una fugace parentesi, dato che da "Sight of Woe" si ricomincia a martellare peggio di un mastro ferraio. Nelle successive tre tracce "The Defiant Pupil", "These Scars" e "Who Will Crown the King" ci si discosta un po' quelle sonorità neoclassiche per virare leggermente su influenze melodic death, con chitarre armonizzate a tratti dissonanti (come At The Gates insegnano). Ottimi anche gli assoli, anche se non si può dire lo stesso, per il mio modesto parere, della voce (più una voce sporca che un vero e proprio growl/scream). La ottava traccia "Sleep" coglie ancora di più alla sprovvista, con un intro che sembra partorito dalla mente di Brian May, e ti fa pensare "oh cazzo, ho mandato la traccia sbagliata"; invece sono sempre i Mourning Sign che dimostrano una complessità compisitiva ed esecutiva fuori dal comune, alternando le sonorità proposte finora con queste, quasi anni '70. 

Concludono degnamente l'album "White Light" e "The Devils We Adore" che mi lasciano piacevolmente colpito, non avendo mai sentito questa band prima d'ora. Di certo non sono facili da inquadrare, data la loro complessità. Tuttavia penso siano una band che può essere apprezzata sia dagli amanti del prog e robe strane varie (tipo me), che dagli amanti del sound "in your face", che in questo caso non rimarranno a bocca asciutta. 

Recensione a cura di: Andrea "Maelstrom Bignardi"
Voto: 75/100 

Tracklist:
1. Dualism 05:06
2. Homage to a Dying World 04:28
3. Nest of Vipers 05:00
4. Sights of Woe 05:04
5. The Defiant Pupil 05:06
6. These Scars 04:40
7. Who Will Crown the King 04:40
8. Sleep 03:38
9. White Light 04:31
10. The Devils We Adore 03:16

DURATA TOTALE: 45:29

WEB:

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