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Intervista: ZERO


Ci hanno stupito con il loro secondo album, intitolato "Waves of Griefs, Seas of Regrets", recensito QUI, e quindi siamo andati ad indagare in casa dei vicentini Zero, una formazione di metal "moderno" che sicuramente non deluderà tutti coloro che, appunto, vogliono qualcosa che sia al passo coi tempi e che rivolga lo sguardo al presente e futuro della musica pesante! Ecco a voi il resoconto della nostra intervista nelle parole del cantante Marco Zavagnin.

1) Benvenuti Zero! Allora iniziamo proprio dal vostro monicker, come mai proprio Zero? 
Ciao e grazie per ospitarci! Il progetto ZERO è nato dalle ceneri di uno precedente che era chiamato “zero fucks given”: tale nome rispecchiava la nostra volontà di voler suonare un genere non esattamente mainstream perché per noi era divertente e indipendentemente da ciò che ne dicevano le persone attorno a noi. Avendo poi dovuto fare alcuni cambi di formazione e avendo deciso di rilasciare un album abbiamo stabilito di ridurre il nome a solo ZERO, nome che per altro molti usavano già come diminutivo di quello precedente, anche per evitare problemi che la parola “fucks” ci aveva dato in passato con il rilascio di alcune canzoni.

2) "Waves of Griefs, Seas of Regrets" è il vostro nuovo album. Vogliamo parlare della sua gestazione e di dove è stato registrato? 
Mentre il nostro primo album è stato scritto in sala prove a partire da contributi più o meno equivalenti dei vari membri, il processo creativo che ha portato al nostro secondo e ultimo album è stato radicalmente diverso, anche perché differente era la situazione globale: mentre un tempo avevamo a disposizione molto più tempo per comporre e provare tutti assieme con l’aumentare degli impegni di studio e di lavoro è risultato sempre più difficile trovarsi spesso e a lungo come in passato. Molte delle linee strumentali sono state pertanto scritte dal nostro batterista Jacopo e poi integrate e modificate dagli altri membri. Avendo registrato noi stessi le linee di chitarra e quelle di voce abbiamo potuto aggiustarle e modificarle anche man mano che venivano registrate, cosa che sarebbe stata molto difficile se ci fossimo affidati ad uno studio esterno. Infine il mixing e il mastering sono stati affidati alle abilissime mani di Federico Ascari del Wavemotion Recording Studio. 

3) Come pensate si sia evoluto il vostro sound in questo ultimo album? Ho notato che avete un bel mix di sonorità, che partono dal groove metal, al metal-core, fino a qualche accenno progressive. Dico bene? 
I nostri primi lavori erano incentrati su sonorità metalcore molto più classiche, poi con il passare del tempo la nostra crescita personale, le numerose influenze esterne ed il cambio di membri hanno portato a diversificare molto il mix di sonorità del progetto. In questo disco ci è piaciuto particolarmente introdurre l’uso di varie basi, e questo ha indubbiamente aggiunto ulteriore particolarità al nostro sound. Quasi tutti noi e ascoltiamo cose diverse e abbiamo inoltre altri progetti musicali che esulano dal metal, perciò non si può negare che anche inconsapevolmente ognuno abbia portato da essi qualcosa in questo disco. Esistono dunque tutte le componenti elencate, e anche molte altre. Globalmente ci riteniamo comunque soddisfatti del suono che abbiamo creato. 

4) La tecnica sembra un fattore importante nel vostro sound, ma riuscite a miscelare bene il tutto con ampi spazi melodici. Come riuscite in questo intento? 
Dal punto di vista compositivo nel nostro ultimo disco abbiamo cercato di partire dalla base metalcore che portavamo con noi dalle esperienze precedenti aggiungendo poi una componente progressive manifestata con l'introduzione di tempi dispari, una djent espressa con breakdown più strutturati e complessi e una melodica, che era in parte già presente ma che abbiamo voluto accentuare. Tutto questo è stato poi indirizzato verso l’obiettivo di riuscire a rendere il più possibile solida la composizione, cercando di mantenere comunque facile l'ascolto dei brani. Per riuscire in questo intento è stato a volte necessario introdurre l’uso di strofe e ritornelli che in passato non usavamo, e che comunque rimangono assenti anche in alcuni brani di questo disco. Crediamo che il fatto di avere diverse influenze da molti generi sia un po' la particolarità che può differenziare il nostro progetto rispetto ad altri, sebbene esista sempre un filo conduttore compositivo che lega tutti i brani, apparentemente molto diversi tra loro. 

5) Come sono stati finora i pareri riguardo "Waves of Griefs, Seas of Regrets"? 
Globalmente molto positivi, e non ce lo aspettavamo per cui ne siamo rimasti abbastanza stupiti: per fortuna alcuni recensori sono comunque un po’ scettici e ci fanno rimanere con i piedi ben saldi per terra, anche se non nascondiamo la nostra soddisfazione di aver creato qualcosa che piace. 


6) Siete attivi sul fronte live? E che spettacolo cercate di offrire al pubblico? 
Cerchiamo di essere il più attivi possibile sul fronte live, anche perché salire sul palco ci è sempre piaciuto moltisismo e durante il lungo periodo in cui abbiamo lavorato al disco ci è stato impossibile farlo. Ci piacerebbe associare sempre maggiormente l’esperienza visiva a quella musicale, proiettando dei video dietro di noi durante la durata di tutta l’esibizione come abbiamo fatto durante lo shooting del video di “Waves of Griefs, Seas of Regrets”. Purtroppo non è sempre possibile, ma crediamo che coinvolgere il pubblico sia fondamentale e che questo sia un buon modo per riuscirci.

7) Come valutate la scena metal veneta? E riuscite a suonare dal vivo con buone condizioni nella vostra zona? Insomma descriveteci un po' che cosa offre o meno la vosrta città a livello musicale.
Sicuramente nelle nostre zone abbiamo sempre avuto la fortuna di avere molte persone estremamente capaci dal punto di vista musicale ma anche organizzativo, il che ci ha permesso di crescere prima e di suonare poi all’interno di una scena ricca di ogni genere di proposte. Ora la situazione è un po’ peggiorata ma fino a qualche anno fa alcuni locali molto vicini a noi proponevano a cadenza fissa serate con personaggi molto di rilievo in molti campi, soprattutto nella scena metal e indie. Grazie ai collegamenti abbastanza decenti con il resto del paese anche eventi o festival che si tenevano a Treviso, Mestre o Milano non sono mai stati troppo difficili da raggiungere, e questo ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nelle nostre influenze. Detto questo va detto che certamente esistono regioni dell’Europa anche non troppo lontane dall’Italia dove generi come il nostro hanno maggiore risposta da parte del pubblico e trovano anche maggiore spazio, ma tutto sommato non ci possiamo lamentare della nostra zona. Quanto all’esterstiamo infatti cercando di organizzare qualche data al di fuori dei nostri confini, anche se per ora alcuni imprevisti ci hanno ostacolato. Contiamo di riuscirci nel 2019, incrociando le dita. 

8) Quali sono i vostri obiettivi per il futuro e quali obiettivi che vi eravate prefissati pensate di aver già raggiunto? 
Sicuramente essere riusciti a portare a termine un progetto come questo di cui possiamo dirci orgogliosi è già di per sé un grande risultato e una soddisfazione. Abbiamo rilasciato questo disco tramite una collaborazione con la nostra etichetta Ghost Label Records, e ora ci stiamo dedicando a cercare di suonarlo il più possibile in giro. Non possiamo che sperare che questo disco ci porti a suonare sempre di più, sia in italia che all’estero.

9) Di cosa parlano i testi dell vostre canzoni? E per caso, c'è un filo conduttore che lega i brani di "Waves of Griefs, Seas of Regrets" 
Nel nostro ultimo album “Waves of Griefs, Seas of Regrets” ci siamo concentrati nel cercare di descrivere che cosa significhi vivere e crescere all’interno di una generazione alla quale sono stati insegnati dalla generazione precedente come cruciali valori che si rivelano poi non essere più adatti alla realtà in cui ci si trova a vivere. Questo genera una frattura etica, poiché da una parte la generazione precedente non riesce a comprendere appieno la nuova realtà perché la analizza con caratteristiche mentali non più affidabili e dall’altro la seconda generazione si trova impreparata ad affrontare la realtà. In questo contesto sembra che l’unica cosa da fare sia cercare di farsi strada a modo proprio anche prendendosi dei rischi, ben consapevoli che il proprio agire può portare a grandi rimorsi. Abbiamo scelto di utilizzare il mare in tempesta nelle grafiche del disco a supporto di questo filo conduttore perché ci sembrava che potesse rappresentare appieno la sensazione di smarrimento di cui si parla, da cui si può tuttavia tentare di sfuggire affrontandola.

10) Concludete come volete l'intervista! 
Grazie a tutti per averci dedicato del tempo! Invitiamo tutti a cercare di ascoltare musica diversa da quella che si è abituati a sentire, cercando di non essere prevenuti.Spesso avvicinandosi alla realtà underground si possono scoprire perle che sarebbero altrimenti molto difficili da conoscere, ed esporsi a nuovi stimoli si rivela inoltre prezioso anche per accrescersi a livello personale. Provare per credere!


Intervista a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"


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