Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

DREAM THEATER "Distance over Time" (Recensione)


Full-length, InsideOut Music

(2019)


Facciamoci del male: cominciamo con l’ammettere che non ascolto un album intero dei Dream Theater da oltre un decennio, a ragion veduta. E chiariamo il mio punto di vista: “Awake” rimane per me il loro album migliore (troppo facile optare per "Images and Words") e dopo "Train of Thoughts" sono definitivamente usciti dal mio radar. Trovo che la loro colpa sia stata quella di regredire invece di progredire: non poco per i primi paladini del progressive metal che in quanto punto di riferimento nel genere per molti anni hanno causato inconsapevolmente una certa stagnazione vista la miriade di band epigoni dei nostri. 

Veniamo ad oggi: difficile aspettarsi rivoluzioni copernicane per musicista ormai più che maturi e al quattordicesimo album. I limiti che contesto sono diversi, come il guitar-work ormai tropo prevedibile di Petrucci: trovo che l’abuso della chitarra a sette corde sia un vero cancro in ambito metal avendo appiattito e uniformato non solo le sonorità, ma anche il modo di comporre. I suoi riff pertanto non sorprendono più, in bilico fra groove e thrash-power metal. Le tastiere di Rudess non le ho mai apprezzate, troppo impegnate nel cercare di duellare solisticamente con la chitarra piuttosto che nel creare “ambience”: in questo album non si smentiscono, fatta eccezione per qualche intervento di piano e hammond. 

Fermi tutti: la buona notizia c’è! Uno dei motivi per cui ho ascoltato l’intero album è che finalmente in diversi frangenti il basso di Myung emerge prepotente, seppure con qualche lustro di ritardo (ascoltatevi l’intro di "S2N"), ricco di presence e overdrive e ben bilanciato con la chitarra ritmica. Mangini svolge il suo compito senza infamia né lode, seduto sullo scranno batteristico più scomodo di sempre, mentre LaBrie, a volte imbarazzante dal vivo, se la cavicchia in studio, ma ormai aspettarsi dei guizzi è davvero impensabile. Le sue linee vocali sono piatte e limitate, nessun passaggio risulta particolarmente memorabili. 
Il problema è che la band ha già composto e registrato tutto quello che aveva da dire, ma come per Metallica e Iron Maiden il brand ha un mercato che impone di ripetersi ad libitum a scadenze regolari, “finchè contratto non ci separi”. Il risultato è più mestiere che arte. 

Recensione a cura di: Alessandro "Sicur"
Voto: 55/100

Tracklist:

1. Untethered Angel 06:14
2. Paralyzed 04:17
3. Fall into the Light 07:04
4. Barstool Warrior 06:43
5. Room 137 04:23
6. S2N 06:21
7. At Wit's End 09:20
8. Out of Reach 04:04
9. Pale Blue Dot 08:25

DURATA TOTALE: 56:51

WEBLINKS:
Facebook
Homepage

Nessun commento