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POLYNOVE POLE “On The Edge Of The Abyss” (Recensione)



Full-length, Moon Records
(2018)

I Polynove Pole vengono dall'Ucraina occidentale (da Leopoli, per la precisione) e sono al loro secondo full length, giunto per la verità dopo quasi un decennio di iato rispetto al debutto sulla lunga distanza “On Seven Winds” e ai due EP dello stesso periodo. Dopo vari avvicendamenti, la formazione attuale è un quintetto che vede la singer Marianna (dai miei pochi rudimenti di cirillico, dovrebbe chiamarsi proprio così) accompagnata da Andriy al basso e voce, con chitarra, pianoforte e batteria a completare la line-up. I cinque propongono un'interessante rilettura del gothic metal attraverso la scelta di impiegare la lingua madre nei testi. E questa, lasciatemelo dire, è probabilmente la mossa decisiva per far emergere un disco qualitativamente ben fatto, ma che rischierebbe di passare come il “solito” album teso a rinverdire i fasti di un genere nato ormai più di vent'anni orsono.

Ecco, “On The Edge Of The Abyss” non è nulla di tutto ciò: per prima cosa, gli ucraini mostrano un gusto non comune per le composizioni articolate, senza scadere nella tentazione del prog ma richiamando piuttosto le strutture del death /doom metal in un modo che può ricordare i Theatre of Tragedy, pur perseguendo una propria “via all'oscurità”. In seconda battuta, i brani qui inclusi sono godibilissimi, e anche il flavour “orientale” che – vuoi o non vuoi – emerge dalla proposta del quintetto rende questo disco degno di ascolto anche per i più esigenti.
Va precisato come la band abbia rilasciato l'album nel novembre del 2017 e che la versione in mio possesso sia quella uscita l'anno successivo per la Moon Records: un doppio digipak che vede su un cd i cinque pezzi dell'album originario, e sull'altro un concerto (tenutosi probabilmente in patria) in cui viene praticamente riproposto tutto “On The Edge Of The Abyss”, insieme a quelli che sono presumibilmente i vecchi classici. Nessun titolo stavolta, anche perché dovrei scomodare la tastiera in cirillico, eccezion fatta per la title-track in inglese, finora un unicum nella storia della band. Ciò che posso aggiungere è che amo il sound non troppo “laccato” del combo, che allontana la formazione da possibili ammiccamenti commerciali e anzi non fa altro che esaltare gli intrecci oscuri tra chitarra e tastiera, nonché il feeling generale delle composizioni, quasi black/death, se mi passate l'accostamento. 

E a proposito di accostamenti, non mi sento di farne tanti: oltre ai già citati Theatre Of Tragedy, i Polynove Pole mi fanno pensare a come suonerebbero i Barren Earth se disponessero di una voce da soprano in formazione! Va da sé che Marianna Laba sia il valore aggiunto della proposta: molto presente nelle versioni del “Live On The Edge Of The Abyss” e perfettamente a suo agio nella scelta di impiego della lingua madre. Se siete ancora diffidenti sulla proposta, temendo una riedizione della classica dicotomia “Beauty and the Beast” nell'intreccio delle voci, vi consiglio di ascoltare i Polynove Pole e di non prendere sottogamba la capacità evocativa della singer...

Recensione a cura di Francesco “schwarzfranz” Faniello
Voto: 80/100

Tracklist:1. Сивий ангел (Grey Angel)
2. Каїнові діти (Cain’s Children)
3. Вогні в тумані (Lights in the Fog)
4. Нічні птахи (The Nightbirds) – Remake 2017
5. On the Edge of the Abyss

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