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SAXON "Thunderbolt" (Recensione)


Full-length, Silver Lining Music
(2018)

Inossidabili come l'acciaio. Quando parliamo dei Saxon parliamo di un'istituzione non solo in ambito heavy metal ma della musica tutta. Gente che negli anni ha saputo sempre seguire la propria linea ad oltranza, con coerenza e passione, sui palchi di tutto il mondo compreso quello di San Remo in un'epica esibizione nell'allora festival del 1984. Ormai ogni ulteriore termine di paragone sarebbe sprecato per descrivere la carriera di una band, quella del buon Byford, che ha saputo riciclarsi negli anni, rimanere al passo coi tempi ma tenere sempre fede al proprio sound, quell'heavy metal a tinte tipicamente britanniche che ha visto il combo di Barnsley resistere al fianco dei conterranei Iron Maiden e Judas Priest mantenendo inalterata la propria proposta per la gioia dei fans vecchi e nuovi sparsi per l'intero globo.

"Thunderbolt" rappresenta il ventitreesimo album in studio degli inglesi, e basterebbe solo questo per descrivere questo ulteriore parto giunto tre anni dopo il fortunatissimo "Battering Ram". Ed è proprio da quest'ultimo, probabilmente il miglior capitolo per i britannici nel nuovo millennio, che parte il metro di giudizio sul qui presente lavoro. Inutile parlare di genere o di proposta: i Saxon sono questi da quaranta anni precisi, e pur attraversando il momento più "ammiccante" sul finale degli anni '80 (l'inserimento delle stesse tastiere che tanti problemi a livello di critica portarono addirittura agli Iron) non hanno mutato di una virgola la propria proposta che si basa sempre su una rivisitazione "hard-rockeggiante" della celeberrima NWOBHM. "Thunderbolt" vive tuttavia di momenti alterni, è un lavoro sicuramente e volutamente old-school a partire dall'artwork fino ad arrivare alla stessa title-track che risulta meno fresca rispetto al precedente singolo "Battering Ram" ma che nel suo incedere a partire dal riff iniziale fino ad arrivare alla successiva progressione si fa valere eccome. 

Il resto del lavoro è un valido alternarsi di ritmi e rimandi alle mille sfaccettature della band; "Nosferatu (The Vampire's Waltz) punta su atmosfere più lugubri e cadenzate così come la rocciosissima "Sons of Odin" abbandona i ritmi più sostenuti di "Sniper" o della classicissima "They Played Rock and Roll" degno tributo alla memoria dei Motorhead i cui ritmi sostenuti e "rockeggianti" non possono che riportare alla mente i primissimi Saxon. "Speed Merchants" così come "Roadies Song" tende invece a porre l'accento su un concetto di heavy molto più "speed", e tende a distinguersi dalla massa di qualche pezzo di troppo non proprio ispiratissimo (per quanto assolutamente non brutto per carità) come in "Predator" o "A Wizard's Tale" pezzi questi ultimi che passano un pò in secondo piano rispetto al resto della qualità del lotto. Ma di certo un album dei Saxon, a prescindere, non ha bisogno di troppe presentazioni: un acquisto a scatola chiusa, ed assolutamente obbligato, per qualsiasi fan della band albionica.

Recensione di Luca Di Simone
Voto: 75/100

Tracklist:
01. Olympus Rising
02. Thunderbolt
03. The Secret of Flight
04. Nosferatu (The Vampire's Waltz)
05. They Played Rock and Roll
06. Predator
07. Sons of Odin
08. Sniper
09. A Wizard's Tale
10. Speed Merchants
11. Roadies Song
12. Nosferatu (Raw Version)

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