SINDAR "Tower of the Sun" (Recensione)


Full-length, Belegg Records 
(2025) 

Nel 1982 in radio ancora passava Abacab, quinto album dei Genesis senza Peter Gabriel. Le strade si erano ormai divise da tempo e la direzione artistica di Phil Collins aveva condotto stabilmente ad un redditizio pop-rock che, per quanto prodotto e suonato in maniera impeccabile, aveva allontanato gran parte dei “lambs”, i fan dell’epoca d’oro del prog. Poi, improvvisamente, fece la sua comparsa “Market Square Hero” generando un sussulto tra quei fan: i Marillion erano la consolazione perfetta, con il loro sound citazionista ai limiti del plagio. Apro con questo racconto perché credo che la sensazione di quei fan nel 1982 sia stata la stessa che colpisce l’ascoltatore appena parte questo “Tower of the Sun”, seconda opera degli statunitensi Sindar: sembra, infatti, confezionato apposta per i seguaci inconsolabili degli “Oldpeth”, ovvero la band del tiranno Åkerfeldt prima dell’abbandono delle sonorità death a favore di un progressive rock molto settantiano. 

Ma facciamo un passo indietro: chi sono i Sindar? Il duo, formato dai multistrumentisti Kona Ossana e Christian Lucy viene fuori all’improvviso nel 2020 con il full “Splintered Light”, un’opera molto varia che può essere catalogata nel genere del progressive metal con frequenti scorribande in territori acustici. Già dal nome è chiara l’ispirazione tolkieniana: la mitologia della Terra di Mezzo ha sempre affascinato l’immaginario rock-metal, su singole opere (l’indimenticabile “Nightfall in the Middle Earth” dei Blind Guardian) o sull’intera discografia (il prog orchestrale degli italiani Ainur o l’atmospheric black dei celebri Summoning), e i Sindar non ne sono rimasti immuni. Dopo 5 anni, sotto l’ala protettrice nientedimeno che di Dan Swanö (Opeth, Katatonia, Edge of Sanity, Bloodbath), ecco che ci riprovano con questo “Tower of the Sun” in una direzione è molto più definita e oscura. Fin dall’apertura di “Eclipse”, come si diceva, è chiaro il riferimento agli Opeth prima maniera, con l’alternanza tra passaggi feroci ed intermezzi puliti. Stessa struttura che ritroviamo anche altrove nell’album, ad esempio nella title-track “Anon (Tower of the Sun)” o in “Field of the Dead”; tuttavia i nostri riescono, in ogni brano, ad incesellare qualcosa di diverso, spesso sorprendente, comunque erede evidente dei loro ascolti: ad esempio l’arpeggio iniziale a lá Steve Hackett nella prima e il finale imperioso, quasi thrash, della seconda. 

Lungi quindi dal considerarli una copia sbiadita degli Opeth, nonostante l’integrità artistica vi è una certa varietà nelle scelte stilistiche: nella seconda traccia “Black Moth”, ad esempio, siamo in pieno territorio blackgaze, con diversi passaggi che ricordano il cosiddetto “cascadian black metal” delle loro parti. E in zona post-black, anche se dall’altra parte dell’Atlantico, ci porta anche la successiva “Greenfields”, che parte come una ballata prog per poi decostruirsi in un finale Alcest al grido di “Death”: ingenuo, ma efficace. I brani si sviluppano sempre sulla media lunghezza, dando la possibilità di variare spesso il registro e a volte trasformandosi in altro, come “The Ranger” che parte come death opethiano (di nuovo) per virare in un prog acustico molto evocativo. “Nightingale”, costruita sul racconto di Beren e Luthien, è invece un ballata acustica molto lineare e delicata, una pausa bucolica e contemplativa a passeggio tra le foreste del Doriath (per chi ha una certa familiarità con la geografia tolkieniana). 

Chiude “Inheritance”, stavolta di sapore Dream Theater, che però si indurisce man mano che procede verso la conclusione in un finale sorretto da blast beat martellanti e un growl possente fino ad un “slowly fading into nothing”. Insomma, non si può dire che sia un album particolarmente innovativo nella scelta delle sonorità, ma si ascolta con grande piacere e fornisce un gusto nostalgico di cui forse, in mezzo a tante proposte fini a se stesse solo per suonare “qualcosa di nuovo”, ogni tanto si sente il bisogno. 

Recensione a cura di mu:d 
Voto: 80/100

Tracklist:

1. Eclipse 
2. Black Moth 
3. Greenfields 
4. Anor (Tower of the Sun) 
5. The Ranger 
6. Nightingale 
7. Field of the Dead 
8. Inheritance

Line-up:
Kona Ossana - Everything
Christian Lucy - Everything

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