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VACANT EYES "A Somber Preclusion of Being" (Recensione)


Full-length, Independent
(2020)

Dalle viscere della terra una musica oscura prende forma per incutere timore all’ignaro ascoltatore. Sei canzoni dalla lunga durata, per circa settanta minuti di musica, sono il biglietto da visita dei Vacant Eyes. Nella sua opera prima la band si produce in un album colossale, in cui la matrice doom viene alimentata da momenti black metal, soprattutto di stampo depressive, sonorità gotiche, riffing e voce death metal, per creare canzoni dalle atmosfere tipicamente oscure. La voce di Josh Moran è dotata di un growl profondo che ben si amalgama alla musica. 

Questa è una band che sotto molti aspetti ho trovato vicino a quella scuola doom di matrice inglese che fa capo ai My Dying Bride, per le atmosfere prodotte, per quel sound lento, oscuro, in cui si insinuano melodie di tastiera a mettere in risalto determinati passaggi. Sporadiche sono le clean vocals, le quali, vista la qualità della timbrica, avrei sfruttato di più, in considerazione della lunghezza dei brani, per dare più varietà alla proposta. Quella dei Vacant Eyes è una musica complessa, intensa, che dipinge di plumbeo il cielo sopra la nostra testa, nuvole si addensano, un temporale alle porte, il vento gelido penetra sotto il cappotto ed un brivido di freddo percuote il corpo. Un ascolto che richiede tempo. Un ascolto che richiede pazienza ed attenzione. Solo così si può riuscire a godere appieno del sound prodotto. Ci troviamo infatti di fronte ad una musica che vive di stratificazione sonora, lenta, monolitica, ma con sprazzi di melodia che spezzano la densità e concedono respiro alle canzoni. Un doom dai tratti epici, una musica che affascina nella complessità, un album immenso che ci proietta in un’altra dimensione. Lontani echi degli Opeth più oscuri echeggiano in certe atmosfere, ma sono solo riflessi di un mondo complesso in cui è naturale trovare lontane similitudini con altri artigiani, forgiatori di purissimo metallo. 

E’difficile segnalare un brano, ma se vi lasciate sedurre dall’atmosfera decadente e complessa dell’iniziale “A Colorless Eternity” con i suoi diciassette minuti di lunghezza, allora sedetevi, chiudete la porta, spegnete tutto e lasciatevi avvolgere dalla coltre nera di A Somber Preclusion of Being. Ne resterete ammaliati. 

John Preck
Voto: 78/100 

Tracklist:
1. A Colorless Eternity
2. A Timeless Vault
3. Induced Desolation
4. Apparitions of Existence
5. An Essence of Anguish
6. Into an Empty Dream

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