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BARO "Utopie" (Recensione)


Full-length, Andromeda Relix
(2021)

Baro è un musicista della vecchia scuola progressiva. Utopie è il suo ultimo lavoro e si muove tra la tradizione progressiva italiana e quella inglese, facendo tesoro di quanto il movimento ha saputo offrire a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta. L’artista, coadiuvato da Gigi Murari alla batteria, e con l’inserimento di alcuni musicisti a supporto, ha fatto proprie quelle sonorità che hanno reso immortale il genere progressivo. 

La musica proposta vive di quei dinamismi che fanno dei cambi di tempo uno degli elementi centrali. Interessanti le parti vocali che ricorrono soventi a cori e voci doppiate che tanto ricordano gli Yes. Le parti strumentali sono viaggi celebrali in cui la centralità dei tasti d’avorio fanno da guida, supportate da una sezione ritmica dinamica e tecnicamente ineccepibile. Brani come la lunga suite “Utopie” sono un complesso mondo creato ad arte, seguendo gli insegnamenti dei maestri, in cui si viaggia a cavallo di sonorità tra EL&P e Yes. Momenti fusion, con accenti orientaleggianti, in cui le linee vocali rivestono un ruolo centrale, sono alla base di un incredibile brano come “Phase I”. Qui anche le chitarre riescono a ritagliarsi un ruolo importante nell’intessere soluzioni armoniche articolate, per un brano dal forte accento corale, in cui le capacità tecniche e compositive raggiungono livelli importanti. 

Al di là dell’aspetto tecnico, che risulta comunque imprescindibile in questo genere di proposta, quello che generalmente fa la differenza è l’aspetto emozionale, la trasmissione dall’artista all’ascoltatore di una sensazione attraverso un filo invisibile composto di note. Credo che Baro sia stato bravo in questo. Ascoltando un brano come Phase II non si può che sentire empatia e restare imbrigliati dentro la musicalità proposta. Una fugace comparsa dei Gentle Giant tra gli intrecci vocali ci fornisce la misura delle qualità della proposta. Un approccio più moderno lo riserva la finale “Runaways”. I suoi quindici minuti ci fanno approdare su sonorità più ottantiane, in cui la base ritmica è l’elemento chiave dove poggia tutto l’architrave sonoro e su cui l’aspetto vocale è un catalizzatore melodico in grado di esaltare tutta la composizione, fornendo quel qualcosa in più. 

Alla fine dell’ascolto si fa chiara la consapevolezza che, fino a quando ci saranno artisti come Baro, capaci di rivitalizzare e attualizzare il suono progressivo, la nostra tradizione musicale si potrà dire salva, anzi continuerà a vivere prospera, guardando con ottimismo al futuro. E in questi tempi incerti, tutto questo non è poco, anzi. Utopie è un album che tutti gli amanti del prog dovrebbero fare proprio. 

John Preck
Voto: 78/100 

Tracklist:
1.Non sento
2.Utopia
3.Phase I 
4.Phase II 
5.Runaways

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