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SCAR OF THE SUN "Inertia" (Recensione)


Full-length, Napalm Records
(2021)

Terzo album in studio per gli Scar of the Sun, combo ellenico attivo da quasi venti anni ormai, ma la cui produzione non particolarmente prolifica non ha impedito il passaggio sotto le ali protettive della Napalm Records, un passo che potrebbe probabilmente rappresentare la svolta nella carriera della band greca. Dotati di un interessante groove che riesce a rendere piuttosto fresca ed attuale una proposta basata sul classico sound melodic death, gli Scar of the Sun dimostrano di avere un certo appeal commerciale e ruffiano, ma al tempo stesso di saper inserire all'interno della propria proposta anche interessanti varianti che, se meglio sfruttate in futuro, potrebbero senza ombra di dubbio innalzare il valore medio delle composizioni ben al di sopra dell'attuale valore che, purtroppo, tende troppo spesso a svolgere il classico compitino. "Inertia" fa insomma un piccolo passo in avanti rispetto alla produzione passata della band, segno tangibile di una maggiore ricerca sotto il profilo della composizione ma forse anche di una certa maturità, sicuramente raggiunta nei cinque anni di silenzio discografico che separano il qui presente album dal predecessore. 

Il lavoro si divide concettualmente in due parti: la prima sicuramente più easy listening caratterizzata dalla convincente accoppiata iniziale. Il singolo "Inertia" che mischia il melodic-death più classico a trazione groove-thrash con qualche flebile rimando alla scena ellenica, in particolare con il riffing iniziale più furente che riporta alla mente qualche soluzione dei Rotting Christ più melodici; "I Am the Circle" è un'altra cavalcata interessante in cui il groove viene fuori soprattutto nel refrain, come del resto il precedente brano già citato. Da "Quantum Leap Zero I: Torque Control" invece gli Scar of the Sun inseriscono all'interno della proposta qualche soluzione leggermente più intimista, che spazia in alcuni tratti dal prog al gothic, mantenendo comunque alto il coefficiente di groove e modernità, che purtroppo in diversi episodi gli ellenici sembrano quasi forzatamente voler trovare a tutti i costi. Scelte che sicuramente sono apprezzabili, ma che forse non ancora sono pienamente nelle corde della band che non riesce a tenere alta la concentrazione e la qualità dei brani. 

Di qui sino alla fine non mancano dunque i momenti interessanti, ma più in generale si tende a perdersi per strada quando si esce fuori dalla struttura più classica dei brani, che restano tutti comunque piuttosto diretti per quanto scevri di quell'appeal maggiormente easy-listening dei primi pezzi. Nulla da dire ovviamente sul muro sonoro costruito dalla band, così come sull'egregia produzione curata da un pezzo da novanta come Jens Bogren già al lavoro con gli Opeth, in grado di tirare a lucido pezzi che in diversi tratti riescono a pestare il giusto pur non essendo certamente "estremi". Un passo avanti interessante quello dei greci che sicuramente ora, con una major come la Napalm alle spalle, avranno maggiori possibilità di ripetersi nel breve periodo, e magari smussare quegli angoli necessari alla completa maturazione artistica. 

Luca Di Simone
Voto: 65/100

Tracklist:
1. Hydrogen 01:36
2. Inertia 03:50 
3. I Am the Circle 04:12 
4. Quantum Leap Zero I: Torque Control 05:14 
5. Quantum Leap Zero II: Transition to Turbulence 03:46 
6. Oxygen 02:34 
7. The Fallible Experiment 04:21 
8. Quantum Leap Zero III: Thrust 05:02 
9. Singularity Collapse 03:52 
10. Zenith to Minos 04:30 
11. Anastasis 04:43 

DURATA TOTALE: 43:40

Line-up:
Terry Nikas: Vocals, Keyboards, Samples, Programming 
Panagiotis Gatsopoulos: Bass 
Alexi Charalampous: Guitars
Thanos Pappas: Drums 
Greg Eleftheriou: Guitars

Weblinks:
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