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MOONSPELL "Hermitage" (Recensione)


Full-length, Napalm Records
(2021)

Imprevedibili. Quando esce un nuovo album dei Moonspell non sai mai cosa ascolterai. I lusitani nella loro lunga carriera hanno imparato a sorprendere. Difficile che si ripetano. Quello che resta costante è la qualità alta della loro proposta. Ed anche Hermitage segue quanto detto sopra. Nonostante i Moonspell non debbano dimostrano più niente a nessuno, e potrebbero vivere di rendita producendosi in album ripetendo la formula vincente dei loro album di maggior successo, loro continuano la loro evoluzione sonora, in cui agli elementi basici del loro stile, aggiungono o tolgono di volta in volta caratteri tipici, per prodursi alla fine sempre in qualcosa di diverso, una musica che guarda sempre avanti. E guardando avanti a testa alta. Hermitage è un album profondamente metal, nella sua essenza, che si abbevera al suono gotico, ne fa proprie le atmosfere decadenti, senza essere pacchiani, grazie ad una produzione che scava e graffia, un suono aperto che rifugge da quelle produzioni contemporanee ridondanti e allo stesso tempo vuote. 

Hermitage è un album profondamente Moonspell, nei suoni, nello stile, nell’essenza. Fernando Ribeiro è il cuore pulsante, il fulcro su cui tutto ruota. E non potrebbe essere diversamente, vista la personalità forte e vera che da sempre lo contraddistingue. La sua voce, la sua interpretazione elevano il lavoro strumentale, di per sé già di ottima fattura, attraverso brani ispirati e di qualità superiore. Uno degli elementi che risalta in questo nuovo lavoro sono i momenti psichedelici che si fondono molto bene alle atmosfere gotiche come nell’iniziale “The Greater Good”. E’ un inizio con il botto, una canzone che viaggia e fa viaggiare con le sue melodie suadenti, poggiate su una base ritmica dinamica e possente, su cui la chitarra riesce ad essere molto versatile, spaziando tra momenti più atmosferici e pesanti riff. Il trittico iniziale è dirompente, “Common Prayer” con le sue atmosfere profonde, ed il suo riffing metal è un ottimo esempio dell’evoluzione dei Moonspell. Con “All Or Nothing” si raggiunge l’apice di Heritage, un brano lungo, in cui l’ombra dei Pink Floyd fa capolino a guidare per mano i nostri in un pezzo talmente bello che potrebbe essere un ottimo singolo da classifica in un mondo meritocratico. Da urlo la prestazione di Fernando Ribeiro per l’intensità, da urlo tutta la band che riesce a trasmettere tutto il suo calore. 

Con l’eponima canzone e “The Hermit Saints” siamo di fronte ai momenti più duri del lotto, in cui l’energia si fonde con i soliti elementi gotici, brani ben congegnati ed ispirati, nella pura tradizione della band. Elementi psichedelici si trovano disseminati un po’ in tutto l’album e trovano compimento con gli elementi più gotici, tratto caratteristico della band ed emergono in modo più prepotente in brani come “Entitlement” e Without Rule”. Trova spazio anche uno strumentale, “Solitarian”, dall’atmosfera notturna, in cui Ricardo Amorin si conferma un ottimo chitarrista nel costruire trame raffinate. In “Apophthegmata” ritroviamo quelle sonorità dark wave di fine anni novanta, in una versione aggiornata, in cui viene dato spazio anche a suoni più propriamente metal. “Hermitage” è l’ennesima conferma per una band immensa come gli Moonspell, chi li ha amati, continuerà a farlo, chi non li ha mai apprezzati può passare oltre.

John Preck
Voto: 82/100 

Tracklist:
1. The Greater Good 05:04 
2. Common Prayers 04:08 
3. All or Nothing 07:22 
4. Hermitage 04:43 
5. Entitlement 06:16 
6. Solitarian 04:07 
7. The Hermit Saints 04:22 
8. Apophthegmata 05:41 
9. Without Rule 07:42 
10. City Quitter (Outro) 02:59 

DURATA TOTALE: 52:24

Line-up:
Pedro Paixão: Keyboards, Songwriting
Fernando Ribeiro: Vocals, Lyrics
Ricardo Amorim: Guitars, Songwriting
Aires Pereira: Bass
Hugo Ribeiro: Drums

Weblinks:
Bandcamp
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