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KILL ALL THE GENTLEMEN "Black Canvas" (Recensione)


Full-length, Sliptrick Records
(2022)

Secondo full-length per i Kill All The Gentlemen, formazione proveniente dal Regno Unito e che mi ha sorpreso tantissimo, e ora cercherò di spiegarvi il perchè. Alla loro base fatta di un melodic death metal molto dinamitardo e bastardo, i Nostri uniscono una preparazione tecnica di ottimo livello ed un gusto per la melodia fuori dal comune. Come ho già potuto constatare dalla mia video reaction per il brano "Eyes For Medusa" (VEDI QUI), questa band picchia duro portando avanti la tradizione di questo genere, ma ci aggiunge un groove pazzesco rendendo i brani vari, ispirati e freschi.

In un panorama metal dove ormai si tende a dare solo fiducia alle vecchie glorie, lamentandosi che le nuove leve non fanno il loro dovere, i Kill The Gentlemen rispondono con un disco che si apre in maniera prepotente con la doppietta formata da "Claw Marks" e "Eyes for Medusa", che si scagliano sull'ascoltatore con una potenza inaudita dopo l'intro "Change Is the Only Constant", che mi ha ricordato qualcosa dei vecchi Metallica, quando aprivano i loro album con bordate come "Fight Fire With Fire", "Blackened" o "Battery", le quali però si aprivano con arpeggi e atmosfere riflessive e malinconiche, per poi sfociare nella violenza più assoluta. E questa band più va avanti nella tracklist e più convince. Un episodio puramente death metal come "Snakes" lascia sfiancati e al tempo stesso soddisfatti. Qui c'è tutta l'anima di questa band, velocità, composizione mai banale, riff ficcanti e ben studiati per essere supportati da una accordatura ribassata a dovere. Il drumming di Thomas Arne Rørstad è preciso e potente, oltre che discretamente fantasioso, ma la vera differenza in questa band la fa il cantante e chitarrista Adam Martin, capace di mettere in atto l'Inferno, sia vocalmente che con la sua chitarra. Il cantato infatti è ottimo, sempre variegato e convincente sia che si esprima in scream, in growl, o con le cosiddette harsh vocals. 

Nella seconda metà della tracklist la band convince ancora appieno, iniziando con la terremotante "Giving Gets You Nothing". Questo è un brano in bilico tra metalcore e melodic death metal basato su un tappeto di doppia cassa incessante e stacchi groove di immane potenza. Molto buono il lavoro di chitarra ancora una volta, sia in sede ritmica che solista, e quindi va menzionato anche l'altro chitarrista Mikey Preciousa. Pezzo tra i migliori del lotto a mio avviso, ma qui c'è l'imbarazzo della scelta! Si rallenta un po', e l'atmosfera si fa cupa con "Doomsayer", ed è la prima volta che la band inizia un brano in questo modo, ovvero in con un feeling molto doomy, ma presto i ritmi si fanno più corposi, per proseguire poi con un continuo alternarsi di parti più heavy e altre più dinamiche, che verso il secondo minuto si trasformano in vero massacro collettivo. 

L'album si conclude con due pezzi incredibili: la cover di "It’s a Sin" dei Pet Shop Boys, resa in maniera quasi irriconoscibile e in puro stile death metal, e poi la finale "Death Black", altra tegola pesantissima che piove sui nostri crani. Che dire ancora? Un album del genere deve essere assolutamente essere acquistato da chi ama formazioni come At The Gates, Darkane, Soilwork, Carnal Forge, ma anche da chi ama il vecchio-caro death metal. Qui la matrice melodic si mescola bene con la natura più balorda del death metal old school, per un risultato trascinante e unico. Assolutamente un TOP ALBUM, e lo metteremo in rilievo in home page come tale. 

Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 85/100

Tracklist:
1. Change Is the Only Constant 01:48
2. Claw Marks 03:24
3. Eyes for Medusa 03:45
4. Snakes 03:38
5. The Ground Beneath the Weeds 04:27
6. Giving Gets You Nothing 04:36
7. Doomsayer 04:57
8. It’s a Sin (Pet Shop Boys cover) 03:47
9. Death Black

Line-up:
Ben Andrew - Bass
Adam Martin - Guitars, Vocals
Thomas Arne Rørstad - Drums
Mikey Precious - Guitars, Vocals (backing)

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