Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

SILENCE IS SPOKEN "11" (Recensione)

Full-length, Wormholedeath
(2022)

Riff circolari e ipnotici, batteria pestona e un alone pessimista pervadono "11", terza fatica discografica dei Silence Is Spoken. La band in esame nasce in Inghilterra, per poi avere sede fissa a Firenze, in Toscana. E anche questa volta Wormholedeath ci regala un album di spessore, sia lirico che musicale. Parliamo infatti di un concept album dove vari temi che spaziano dall'esoterismo fino alla spiritualità e alla crescita personale attraverso la conoscenza, e dove i musicisti coinvolti riescono a rendere bene l'idea di tutto ciò di cui si parla. Se di primo acchito la musica fa subito pensare al rock alternativo degli anni Novanta, sia italiano che americano (soprattutto la scena di Seattle), bisogna però dire che il sound di questa band acquista in personalità man mano che si ascolta l'album.

Dalle dinamiche lineari della song d'apertura "A Good God" si passa ad un qualcosa di più sfaccettato e vicino a band come Tool e Incubus con la successiva "War ABC Song", dove la band alterna a potenti bordate metalliche sotto forma di riff di chitarra davvero ottimi, altri momenti dove tutto rallenta e la voce dell'ottimo Samuele Camiciottoli si fa più disperata. E' interessante anche l'uso della batteria in questa canzone. Lorenzo Panchetti infatti è molto versatile e alterna pattern più semplici ad altri quasi tribaleggianti. L'aspetto più introspettivo della band viene a mio avviso pienamente fuori in un pezzo come "Mud Bones Worms", pezzo lento che potremmo anche definire come semi-ballad, ma che nasconde tanta inquietudine. Di contro abbiamo altre bordate molto vicine al lato più metal del grunge come "Game Over" e "3Lateral Kingdom", ma è interessante notare come anche in questi episodi non si scelga la potenza fine a se stessa, ma si presentano interessanti variazioni, come ad esempio un cantato quasi rappato presente nell'ultima canzone che ho citato, che intervalla le varie spallate sonore che la band infligge.

Fa sempre piacere ascoltare queste sonorità, che ci ricordano un periodo d'oro per certo rock/alternative, ovvero gli anni Novanta, quindi questo "11" è un disco che unisce benissimo le linee guida dettate da tutti i massimi esponenti di quelle sonorità di quegli anni ad un sound magari non originalissimo, ma che sa esprimere sentimenti intimi e profondi, centrando il bersaglio con almeno metà tracklist da urlo. Formazione fatta da gente con le palle, che tiene testa ai cosiddetti big, e con un cantante che fa la differenza, e questo è il vero fiore all'occhiello di questa band. Scusate se è poco.

Recensione a cura di Marco Landi
Voto: 80/100

Tracklist:
1. A Good God
2. War ABC Song
3. 1984
4. Game Over
5. 1000 Petaled Lotus
6. Mud Bones Worms
7. 3Lateral Kingdom
8. Genesis 19/24

Line-up:
Samuele Camiciottoli – vocals
Alessandro Curradi - bass, piano, synth, and backing vocals
Maurizio D’ario - lead guitar, backing vocals
Lorenzo Panchetti - drums, percussion, and synth

Web:

2 commenti: