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KOMMANDANT "Titan Hammer" (Recensione)


Full-length, ATMF 
(2023)

L'armata di fuoco a stelle e strisce che risponde al nome di Kommandant, tra le realtà war metal più prolifiche della scena statunitense, ha da poco rilasciato il suo quinto album in studio dal titolo "Titan Hammer". Il quintetto originario di Chicago conferma in questo nuovo lavoro tutta la ferocia del proprio sound, rimanendo ancorato alla brutalità di un black/death old-school dalle liriche militaresche, affatto disposto a placare la spirale di violenza sonora di cui si è sempre reso artefice; le chitarre di Jared Muench e James Bresnahan disegnano riff taglienti e oscuri, guidati dal blast-beat forsennato di Steve Uildriks, mentre il basso di Tiernan O'Rourke dona al sound un'aura cupa e sinistra e lo scream lancinante di Amon LG completa il tutto risuonando come un grido di battaglia nel teatro di una guerra senza esclusione di colpi.

"Titan Hammer" giunge a cinque anni di distanza dal precedente "Blood Eel" e si compone di otto inni di morte e di sangue per un totale di quaranta minuti di fuoco e distruzione. Ad aprire le danze troviamo la serrata "The Arrival", dominata dalla ferocia cacofonica della batteria di Uildriks e dall'aura gelida e tagliente del riffing di Muench e Bresnahan; le urla terrificanti di Amon si ergono al di sopra di un wall sound ripetitivo e serrato, dai forti richiami scandinavi. La title-track alza ulteriormente il livello di violenza, abbracciando un riffing raggelante e armonie di chitarra ronzanti e taglienti, mentre i blast-beat raggiungono velocità improponibili. I ritmi calano con la successiva "Atlantean Deathmarch", caratterizzata da uno slow-tempo abissale dal riffing lento e oscuro, ai limiti del black/doom, che lascia il posto ad un paio di accelerazioni fulminanti; lo scream lancinante di Amon diviene nel finale un grido sporco dai toni hardcore, scandendo l'intensificarsi della battaglia e l'accrescersi del terrore infernale che ne è il cuore pulsante.

"Sublimation of Resistance" è il brano più lungo della release, quasi sette minuti di ininterrotta ferocia, guidati da continue accelerazioni blackened death metal e da vertiginosi cambi di tempo; un crescendo di batteria dalla ritmica militaresca, accompagnato dal grido di battaglia del vocalist, anticipa un finale dall'andamento forsennato e dai riff distorti e taglienti. La strumentale alienante dai richiami ambient/drone "Spannuansfelder", guidata dalle cupe linee di basso di O'Rourke, anticipa l'aggressività del finale, affidata ai sei minuti e mezzo di "Mechanized Annihilator", brano tirato e dal riffing oscuro e melodico chiuso da un rallentamento ipnotico dai richiami doom, perfetta conclusione di un'opera nera dall'anima bellica e distruttiva.

"Titan Hammer" è un album che rappresenta la quintessenza della musica dei Kommandant, un black metal duro e spietato che attinge qua e là alla discografia dei Marduk andando tuttavia a ricercare le proprie influenze ancora più indietro. La batteria raggiunge velocità sorprendenti, suonando sporca e diretta come nell'epoca d'oro del black metal, e le due chitarre propongono la stessa attitudine al riffing dei primi anni Novanta, definendo tratti gelidi e taglienti; la voce di Amon suona lancinante e atroce, con il suo scream aperto che talvolta assume connotazioni thrashy, completando una ricetta di black metal senza fronzoli e senza pietà. "Titan Hammer" è forse l'album più maturo dei Kommandant, il più bestiale ma al contempo il più completo, ottimamente suonato e brillantemente prodotto. A tutti gli appassionati del metal estremo dell'ultima decade dello scorso millennio non posso che consigliarne vivamente l'ascolto.

Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 82/100

Tracklist:
1. The Arrival 
2. Titan Hammer 
3. Atlantean Deathmarch 
4. Siberian Overthrow 
5. Sublimation of Resistance 
6. Spannungsfelder 
7. The Sentinel 
8. Mechanized Annihilator

Line-up:
Tiernan O'Rourke - Bass
Jared Muench - Guitars
Amon LG - Vocals
James Bresnahan - Guitars 
Steve Uildriks - Drums 

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