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HEIMDALL "Hephaestus" (Recensione)


Full-length, Pride & Joy Music
(2023)

Gli Heimdall sono una storica realtà nel panorama Power Metal italiano: debutto pubblicato nel 1998, quando certo queste sonorità andavano fortissimo. Ma oggi? Bene, i nostri epici difensori del metallo più epico e tradizionale non hanno timore alcuno nel riproporre la loro ricetta magica, fatta di tutto quello che serve per mantenere viva la passione per queste sonorità...E che Power Metal sia: abbiamo sia i classici momenti di fuga in doppia cassa che rievocazioni più heavy metal dall'incedere cadenzato, epico, solenne. A livello compositivo ed esecutivo non stiamo nemmeno a discutere, perché siamo dinanzi a navigati professionisti che ben conoscono la materia: nessuna volontà di stravolgere chissà quali canoni del genere, ma solo una sincera proposta di sonorità che speriamo trovino sempre il loro pubblico di appassionati.

Uno dei pregi di questa pubblicazione, a mio modestissimo avviso, è il non ricercare la sofisticazione sinfonica, orchestrale, magniloquente: alla fine gli arrangiamenti sono mantenuti sotto controllo, senza inflazionare troppo la proposta musicale con troppi orpelli e sovrastrutture. Il Power Metal, spesso e volentieri, scivola un po' nel baratro del pomposo ad ogni costo, ma davvero, non è questo il caso: a volte una stratificazione più modesta dei piani compositivi - "less is more" - porta ad una maggiore presa sull'ascoltatore, con giovamento assoluto del piacere immediato nell'ascolto. Piccola nota circa il cantato, ad opera di Gandolfo Ferro: niente voci iper acute, niente falsetti: una solida impostazione atta a preservare una valida tessitura vocale... perfetto, direi!

In conclusione: zero novità, men che meno ardite contaminazioni stilistiche, anche perché forse il Power Metal nemmeno ne ha bisogno! Riff classici e perfettamente a fuoco, strutture dei brani non troppo cervellotiche e quindi fruibili con grande piacere... capolavoro? Magari no, però suvvia, io gente che oggi, dopo tutto questo tempo, ancora mi propone Power Metal non deviato verso l'Happy Metal da festa di compleanno delle scuole elementari - non me ne vogliano certi fruitori del genere, ma ho sentito cose che voi umani... - be', l'apprezzo senza troppi ripensamenti. Magari per i miei personali e discutibilissimi gusti manca una linea melodica davvero potente, diciamo quel ritornello che ti si imprime da subito nel cervello, cosa che perfino uno schizzinoso come me ricerca in fondo quando ascolta Power Metal... ma va benissimo così: mica stiamo parlando di canzonette pop, giusto?

Abbiamo, in conclusione dell'album, una cover di "The Show Must Go On", ovviamente dei Queen. Dopo una bella razione di epicità al fil di spada, è quel che ci vuole come dessert, no?

Recensione a cura di Luke Vincent
Voto: 75/100

Tracklist:

1. Hephaestus 
2. Masquerade 
3. King 
4. The Runes 
5. Till the End of Time 
6. Power 
7. We Are One 
8. Spellcaster 
9. The Show Must Go On (Queen cover)

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