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SUEL "Venomous Curse" (Recensione)


Full-length, Vendetta Records
(2023)

E’ bastata un’occhiata alla copertina e al logo - elegante, semplice, simmetrico – per farmi approfondire il discorso su questo album d’esordio per i tedeschi Suel. Credo di poter dire che i nostri seguono quel filone chiamato Religious Black Metal, o anche Orthodox Black Metal: tutte queste suddivisioni servono giusto come esercizio di catalogazione per un nerd ossessivo come me, ma poi mi metto nei panni di chi ha meno tempo da perdere dietro a queste quisquilie e quindi meglio semplificare!

Tutto parte con la promozione a genere di tutto ciò che nel Black Metal si rifà a “De Mysteriis Dom Sathanas” dei Mayhem: molti si saranno fatti solleticare la fantasia da quel disco, e forse in particolar modo dalla title-track posta in chiusura, pregna di quell’atmosfera ritualistica che è impossibile da descrivere a parole. Forse si inizia dagli svedesi Ondskapt, che con il loro debutto del 2003 “Draco Sit Mihi Dux” ci immergono in una prosecuzione e forse radicalizzazione di quanto suggerito dai Mayhem: inoltre abbiamo un approccio verso certe tematiche molto più maturo, e quindi più sinistro, rispetto alla semplice provocazione più o meno offensiva (e anche un po’ infantile) esibita da certe band.

Più o meno nello stesso periodo si affacciavano anche i Funeral Mist, con alla voce Arioch, ora Mortuus in forze ai Marduk. E poi abbiamo gli Ofermod, certo, ma sono i francesi Deathspell Omega a imprimere la svolta definitiva al genere: col capolavoro supremo “Si Monvmentvm Reqvires, Circvmspice” si sprofonda in un’ancor più sulfurea teologia “inversa” che fa da apparato concettuale a un Black Metal che riscopre la complessità tecnico-esecutiva. I Deathspell Omega faranno esplodere del tutto i canoni del Black Metal con il grandioso “Fas - Ite, Maledicti, in Ignem Aeternum”, andando anche oltre il genere, ormai ridotto a schegge di follia musicale che si conficcano dolorosamente nei timpani e nella mente dell’ascoltatore: è un discorso complesso, che non possiamo affrontare in questa sede.

Siamo qui per parlare di questi Suel, che sono tutto sommato abbastanza ancorati alla tradizione: Black Metal dalle ferali sezioni in blast-beat alternate a rallentamenti a volte davvero funerei. Riff dalle melodie essenziali, molto scarne, ma comunque efficaci: tutto è sorretto da una produzione a regola d’arte, quindi tagliente, ben definita, senza deflessioni nel lo-fi. So benissimo che il marciume oppressivo e soffocante che si infiltrava nei polmoni durante l’ascolto dell’esordio degli Ondskapt fa parte dell’atmosfera, dal rituale connesso al genere, però sono casi particolari: nemmeno gli stessi Ondskapt ripeteranno più quell’esperienza iniziale (ed iniziatica), preferendo un approccio ai suoni più classicamente svedese.

Niente di sconvolgente, dunque: Black Metal eseguito in modo impeccabile, screaming vocals credibili, corrosive, capaci anche di calarsi in timbriche più gutturali o in inquietanti declamazioni. Tutti i brani funzionano alla grande, senza cadute di tono. Un prodotto d’oscurità omogenea e compatta: cosa chiedere di meglio, oggi, ad un disco Black Metal?

Recensione a cura di Luke Vincent
Voto: 80/100

Tracklist:
1. The Invisible Maze 04:09
2. Eminence 05:17
3. Antimony Tremendum 05:06
4. Aqua Tofana 06:44
5. Mithridatium 06:09
6. Spirit of Oblivion 04:24
7. Opus Magnum Nigredo 06:43
8. Venomous Curse

Line-up:
S.D. - Bass, Guitars, Vocals (backing), Songwriting
C.S. - Vocals, Lyrics

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