URN "Demon Steel" (Recensione)


Full-length, Osmose Productions
(2025)

Il celebre ensemble black/thrash finlandese torna con il suo sesto atto, e Demon Steel mostra una band che, dopo decenni, continua a forgiare la propria furia in modo sempre più preciso. La produzione è limpida, potente e tagliente: gli strumenti vivono di luce propria, senza sacrificare un grammo di aggressività. Le chitarre si snidano dai riff con forza e chiarezza, il basso pulsa con rabbia, mentre la batteria scandisce ogni frase come un martello incandescente.

I brani sanno alternare violenza e melodia con una sicurezza sorprendente. "Are You Friends With Your Demons" schizza via frenetico e al tempo stesso infila refrain innervati da temi sovra-orecchiabili, inaspettatamente efficaci. "Heir of Tyrants", "Burning Blood’s Curse" e "Ruthless Paranoia" incarnano la maturità del songwriting: riff furiosi guardano alle radici black-thrash, mentre assoli e temi melodici evocano un clima più epico, quasi sinfonico.

La band non si nasconde dietro alla nostalgia: "Turbulence of Misanthropy" o "Iron Star" sprigionano energia speed metal à la Iron Maiden, con cavalcate ritmiche e cambi di tempo ispirati. Poi, un brano come Wings of Inferno rallenta i giri, regalandoci momenti melanconici, armonie che spuntano in brevi interludi, e deflagrazioni ritornellistiche che colpiscono a tradimento. La formula è riconoscibile, ma rifinita: la band mescola la malvagità del black con un tocco anthemic che amplifica l’impatto e lo rende più memorabile. "Predator of Spiritforms", la conclusione, ha un’aura ritualistica che suggella l’album con una chiusura potente, anche se leggermente meno travolgente rispetto ai pezzi precedenti.

Se proprio cercassimo un neo, potremmo dire che la pulizia e la coerenza stilistica finiscono per rendere l’esperienza leggermente prevedibile nella seconda metà. Ma si tratta di un difetto lieve in un lavoro altrimenti ben calibrato. Alla fine, "Demon Steel" conferma Urn come maestri della loro nicchia: raffinati, feroci, senza compromessi. È un album pensato per scuotere dal vivo e restare impresso più della celebrazione nuda dell’estremo – un manifesto in acciaio, bello e crudele.

Recensione a cura di Simone Lazzarino
Voto: 77/100

Tracklist:
1. Retribution of the Dead 
2. Heir of Tyrants
3. Are You Friends with Your Demons 
4. Burning Blood's Curse 
5. Turbulence of Misanthropy 
6. Iron Star
7. Wings of Inferno
8. Cold Void Skin
9. Ruthless Paranoia 
10. Predator of Spiritforms

Line-up:
J. Hämäläinen - Vocals, Bass
A. Järvinen - Guitars
P. Salmio - Guitars
K. Salminen - Drums

Web:
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