DAWN OF A DARK AGE "Ver Sacrum" (Recensione)


Full-length, My Kingdom Music
(2025)

Con "Ver Sacrum", i Dawn of a Dark Age firmano un album che unisce il rigore sperimentale dell’avant-garde black metal con la profondità espressiva del jazz, in particolare grazie al clarinetto di Vittorio Sabelli, figura centrale e visionaria del progetto. La fusione tra atmosfere antiche ispirate al folk popolare e l’intensità estrema del metal dà vita a un intreccio sonoro originale, pieno di pathos, ritualità e suggestioni oscure. Il tema scelto — quello della Primavera Sacra dei Sanniti — conferisce un respiro storico e mistico all’intera opera, rendendola non solo un lavoro musicale, ma anche un atto culturale.

L’album si compone di quattro tracce, ciascuna pensata come un frammento rituale: "Il Voto Infranto (L’Ira di Mamerte)" si presenta come ingresso solenne, con una tensione che cresce gradualmente; clarinetto, organetto e percussioni disegnano un’aura ancestrale, mentre l’ira interiore risuona nei fraseggi. "Il Consiglio Degli Anziani (L’Oracolo)" è più meditativo, quasi statico nei suoi momenti più quieti, ma rotto da esplosioni di tensione che ricordano l’attesa di un responso divino. "Il Rito Della Consacrazione" è il cuore pulsante dell’album, un rituale musicale che sembra celebrare un sacrificio o un passaggio: ritmi sincopati, interventi strumentali raffinati e urla che trasmettono pathos. Chiude il ciclo "Venti Anni Dopo: La Partenza (Nascita Della Nazione Sannita)", una traccia epica che mescola malinconia, forza nostalgica e visione storica, chiudendo il cerchio tematico con un senso di compiutezza e rinnovamento.

Dal punto di vista vocale, l’introduzione del nuovo cantante Ignazio Cuga (Brusiòre) porta una profondità significativa: la sua voce sa essere tanto aggressiva quanto introspettiva, integrandosi perfettamente con il tessuto musicale e aggiungendo un ulteriore livello di drammaticità. Il contributo del clarinetto è particolarmente riuscito: Sabelli lo usa non come semplice strumento ornamentale, ma come elemento narrativo, quasi come una voce alternativa, capace di dialogare con la voce umana e con il metal estremo. La produzione è curata ma non patinata: mantiene la giusta grana per restituire la fisicità dell’esecuzione, ma permette anche agli strumenti più delicati come il clarinetto o l’organo di emergere con chiarezza. Ci sono momenti in cui la densità strumentale è elevata, ma la registrazione gestisce bene i contrasti, dando spazio sia agli assalti sonori sia alle pause interiori.

Rispetto ad altri dischi moderni che tentano di combinare folk, jazz e black metal, "Ver Sacrum" si distingue per la sua autenticità: non sembra un esperimento forzato, ma un percorso naturale per una mente creativa come quella di Sabelli, capace di guardare al passato e al futuro con la stessa sinistra gradevolezza. Pur avendo solo quattro brani, l’album convince in pieno: svolge un tema preciso, lo esplora, lo espande e lo chiude con dignità.

In conclusione, "Ver Sacrum" è un punto di arrivo e al contempo un nuovo punto di partenza per i Dawn of a Dark Age. È un’opera che richiede attenzione, non è immediata, ma chi si immerge troverà un lavoro ricco di significati, atmosfere e contrasti emozionali. Un album profondamente personale, audace e misterioso — uno di quelli che resta dentro dopo il primo ascolto, e che invita a tornare per scoprire ogni volta nuove sfumature.

Recensione a cura di Simone Lazzarino
Voto: 90/100

Tracklist:
1. Il voto infranto (L'ira di Mamerte) 
2. Il consiglio degli anziani (L'oracolo)
3. Il rito della consacrazione 
4. Venti anni dopo: la partenza (Nascita della nazione sannita)

Line-up:
Vittorio Sabelli: clarinets, bass clarinet, accordion, guitars, bass, organ, piano 
Ignazio Cuga: vocals and choirs 
Diego 'Aeternus' Tasciotti: drums 

Guest musicians: 
Alessandro Sforza - choirs 
Dora Chiodini - flute 
Antonio Varanese - violin 
Jacob Berzekis - cello 

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