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Chasma “Declaration Of The Grand Artificer”

Full-length, Moribund Records, 2011
Genere: Black Metal

Chasma è un termine derivante dal greco, che sta ad indicare una vasta pianura o una grande vallata, ma paradossalmente non è una idea di spazio quella che contrassegna la musica di questo trio nordamericano, che debutta sulla scena del metal estremo con un lavoro claustrofobico nella sue atmosfere, promettente ma purtroppo non proprio originale.

Ci troviamo di fronte a solo tre tracce (ognuna delle quali però supera i dieci minuti), ad atmosfere decadenti ricreate da chitarre taglienti ma mai cristalline, a delle vocals strazianti e disperate come conforme agli stilemi del cosiddetto depressive black metal e a tempi di batteria in cui la furia del blast beat si alterna a tempi decisamente moderati o cadenzati. Insomma per descrivere il genere che ci presentano i Chasma potrei usare il termine atmospheric black metal, ma so bene che potrebbe anche essere definito depressive, dato che la differenza qui è lieve anzi solo terminologica. Per quanto a mio avviso vi siano idee valide, mi sembra fin troppo lieve anche la differenza con gruppi che propongono il medesimo stile, e mi sto riferendo ai Coldworld (in primis), ai Wolves in The Throne Room e anche in parte agli Agalloch (per le atmosfere).

La prima traccia, “Daystar Angelwar” colpisce sicuramente perché si avvia con il classico blast beat tipico del black metal, ma prosegue con delle sonorità ipnotiche ma claustrofobiche ricreate con le chitarre in pulito (però ripeto: mai cristalline)ma soprattutto colpisce perché nel corso del brano vi sono delle vocals in pulito che, per come sono equalizzate, sono altrettanto ipnotiche quasi come un richiamo dall’aldilà. In sostanza il brano è caratterizzato dall’alternanza di tempi e riffs tipicamente black metal con atmosfere mistiche ed ipnotiche, appunto in stile Coldworld. Passando al secondo brano “Shadowbend” le considerazioni positive sulla band purtroppo iniziano a diminuire, perché a parte le vocals in pulito, il brano è praticamente uguale al primo come struttura ed atmosfera mentre il terzo brano “Blue Jewel Destruction” a parte l’intro spettrale è anch’esso pressocchè uguale agli altri due brani precedenti.

Il giudizio che mi sento di formulare non supera di molto la mediocrità, perché sono convinta che la band ha tutte le carte in regola per essere degna di considerazione ma purtroppo, un po’ per inesperienza e un po’ per spirito di emulazione, non riesce ad uscire dal limbo del “si, ma mi sa di già sentito”e l’unica cosa originale rimane l’intitolazione dei loro brani. A mio avviso non avrebbe guastato l’utilizzo in misura maggiore di vocals in pulito e quel tocco di stravaganza di cui tanto si avverte la necessità in questo lavoro. Tuttavia, come è ovvio e anche forse superfluo dire, lo consiglio ai fan dei Coldworld o agli amanti del cosiddetto atmospheric/depressive black metal ma evitatelo se amate tecnicismi di qualsiasi genere o suoni cristallini o ancora se cercate sonorità “avantgarde”.


Recensione a cura di: Volturnja
Voto: 65/100

Tracklist:
1.Daystar Angelwar 11:16
2.Shadowbend 09:30 
3.Blue Jewel Destruction 11:47  

DURATA TOTALE: 32:33


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