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Kolp "The Outside"

Full-length, Temple of Torturous, 2012
Genere: Black Metal

Nebbia, freddo, malessere. Ecco cosa viene in mente ascoltando il nuovo lavoro dei Kolp, band ungherese che giunge al secondo full-length, questo “The Outside” appunto. La cosa che colpisce da subito è la classicità della proposta, molto old school black metal, ma anche l’uso parsimonioso delle vocals, che si limitano a dei piccoli ritagli fatti di urla strozzate e sofferte. Le chitarre infatti sono il fulcro di tutto, intente a tessere trame fitte e grigie, con riff che rimembrano il black metal norvegese dei primi anni Novanta.

Dico la verità, il disco sarà per alcuni nostalgici una vera manna dal cielo, perchè qui è tutto classico al 100%, per altri invece risulterà non troppo entusiasmante, soprattutto ai primi ascolti. Perché i Kolp per certi versi incarnano in pieno lo spirito del genere, con vari rimandi a tutti i nomi principali che hanno reso famoso il black di "seconda generazione", ma hanno la giusta personalità per non scadere nel facile clichè. E se questo è un pregio per il sottoscritto, potrebbe essere uno scoglio da superare per chi ammette il black metal solo nella forma di fotocopia di "Transilvanian Hunger". Ecco infatti che i Nostri si ritagliano ampi spazi in cui l'oscurità avvolge come un mantello intriso di polvere nera e maleodorante, dove la vischiosità delle chitarre, vere protagoniste durante tutto l'album, diventa virus contagioso e portatore di morte e dolore.

Per capire quello che sto dicendo basta ascoltare, possibilmente con poca luce attorno a sè, la superba "The Initial State", vero inno anti-life come da tempo non si sentiva, sporcata quasi di doom in alcuni passaggi, o meglio di quel feeling che il Burzum di inizio carriera sapeva rendere speciale, splendido e decadente al tempo stesso, culla del nostro animo compromesso da tanta negatività. E per rimarcare questo aspetto doom la band si spinge oltre, come in "Drowning", quasi una seduta di ipnosi verso l'ignoto. Voce sempre molto in secondo piano, che interviene poche volte nell'arco di tutto il disco, e quando lo fa sembra il canto della paura, quel male che ti scava dentro fino a renderti paralizzato.

In definitiva questo è un disco che colpisce in maniera quasi subdola, e riesce dove molti falliscono, ovvero di fondere il black metal con atmosfere al limite del doom, senza forzature. Anche perchè è ottima la capacità dei Nostri di rallentare bruscamente anche per minuti e poi ripartire con brutalità (ascoltare "The Void and the Silence" per credere).
Chiude l'album la nuovamente lenta e monotona "The Outside", che sembra un lento spegnersi di ogni speranza e ci avvia verso il silenzio. Consigliato l'ascolto ed eventualmente l'acquisto di quest'opera soprattutto in questo periodo, dove la natura muore e tutto si avvia ad essere ricoperto dal gelo totale.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
VOTO: 75/100

Tracklist:
1. There Was No Place To Hide 04:43
2. The Initial State 05:04
3. Drowning 05:01
4. The Void and the Silence 04:47
5. The Place 04:23
6. Completion 06:23
7. Interface Has Dissolved 04:08
8. The Outside 05:24

DURATA TOTALE: 39:53

http://www.myspace.com/xyk3z

  

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