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Into the Nethermost “Once upon the Graveyard”

Full-length, Self-released, 2013
Genere: Black/Death Metal 

Quando ci si approccia ad un disco come il qui presente “Once upon the Graveyard”, viene francamente da chiedersi cosa il metal abbia insegnato alle nuove leve in trenta e passa anni di storia. Cioè, senti il disco e tutto suona bene, la produzione pare arrivare quasi dagli Abyss Studios, ma sotto questa coltre di formalità si annida una proposta derivativa all’ennesima potenza.
E’ come se questi spagnoli avessero pensato un paio d’ore ai pezzi per poi stare dieci giorni in studio per ottenere “un bel suono”. E no, ragazzi, partiamo dall’inizio. Prima dovete pensare bene a cosa state facendo. Dite di fare black/death metal. Sì, avete ragione, il genere è quello, ma qui è tutto talmente diluito che sembra di tornare ai tempi delle scuole medie, quando usavo il bianchetto e lo diluivo con l’acetone. Per non comprarne uno nuovo lo diluivo talmente tanto che diventava trasparente e non copriva nemmeno le scritte fatte a matita.

Ma torniamo a “Once upon the Graveyard”. Le canzoni scorrono monotone, tra fraseggi di chitarra innocui, riff cattivi come un cucciolo di Labrador, e la voce si esprime SEMPRE in un growl che a dire il vero non c’azzecca niente con il genere. E poi la tonalità è sempre la stessa, non importa se sotto si suoni un mandolino o un riff alla Dissection (magari…gli piacerebbe!); il cantante Seiors continua la sua crociata non curante di nessuna variante. Il suo growl piatto come una frittata rimane costante e fastidioso, quasi quanto la musica in sottofondo. Quando i chitarristi si scatenano in assoli c’è da mettersi le mani nei capelli, perché la fiera della banalità tocca il culmine, un po’ come i balli e le cantate dei parenti degli sposi ai matrimoni. Il tutto è semplicemente imbarazzante.

Cosa vado avanti a fare? Devo infierire ancora? Per professionalità salvo l’impegno, presente ed udibile, ma il tutto è affossato da una mancanza pressoché totale di tutto ciò che serve ad un disco per essere definito tale. In poche parole, manca la musica. Mi chiedo, poi, perché un batterista sostanzialmente piatto ma abbastanza preparato come lo è tal Nosfear rimanga in questa balera, io scapperei. 

Per concludere vorrei riportare la line-up completa che troverete sulla piattaforma bandcamp.com della formazione, ma con le descrizioni auto-attribuitesi dai membri della band sui rispettivi ruoli:

Enryk - Severe Strings
Scar - Graven Depths & Deviant Apothegms
Nosfear - Sanguine Snares & Hammers
Edgäar - Hellmouthed Chords
Seiors - Mischievous Throats

Direi che può bastare. Io inviterei la band a non andare a lavorare, non vorrei facessero dei danni anche lì, ma direttamente a dormire, così siamo tutti tranquilli.

Recensore: Sergio Vinci “Kosmos Reversum”
Voto: 45/100

Tracklist:
1. The Gathering Darkness 03:19
2. Nethermost 04:00
3. The Faun and the Fury 08:31
4. Revenant 04:39
5. The Mortal Immortal 05:35
6. Once upon the Graveyard 08:26
7. Fallen from Grace 04:52
8. Finis est Principium 03:19

DURATA TOTALE: 42:41
  
http://intothenethermost.bandcamp.com/

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