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Arch Enemy "War Eternal"

Full-length, Century Media
(2014) 

Nuova cantante, nuovo album. Gli Arch Enemy tornano con uno dei più discussi cambi di formazione dell’anno: la band di Michael Amott ha infatti congedato la storica cantante Angela Gossow (per la felicità del sottoscritto) e reclutato la più giovane e anche più brava e dotata Alissa White-Gluz, nota per aver cantato già nei The Agonist. E’ quindi comprensibile la curiosità e il dibattito che questo inaspettato cambio di formazione ha suscitato.

 Inizio col dire che quello che mi ha deluso di più è stato il fatto che la nuova cantante sia stata usata male, infatti mi sarei aspettato qualche passaggio con il cantato pulito (tipologia di cantato in cui riesce meglio, a mio modesto parere), tanto per vedere cosa poteva venirne fuori nel contesto generale. E invece no, nada de nada. Che delusione. Tuttavia vorrei spezzare una lancia in favore della bella cantante canadese: fin dalle prime battute, la White-Gluz mostra di avere una buona grinta e credo che non farà rimpiangere i fan di vecchia data per aver detronizzato la Gossow. Col senno di poi, l’aspetto del cantato risulterà essere il problema minore, fidatevi. Adesso, però iniziano le note dolenti: gli Arch Enemy tornano con un nuovo platter, ma lo fanno con le polveri bagnate. Mi spiego meglio, ascoltando bene l’album è evidente che il combo svedese è in piena crisi di idee: le canzoni si assomigliano tutte, gli assoli sono piazzati sempre nello stesso punto e sebbene siano funambolici non aiutano a sollevare le sorti di brani già non memorabili, anzi tutt’altro.

Il problema di fondo è il seguente: i brani sono tutti troppo perfetti, troppo costruiti a tavolino e prevedibili nella loro evoluzione e, se escludiamo quella manciata di singoli pubblicati come la titletrack, "As The Pages Burn" o "You Will Know My Name", il resto si riduce a una manciata di brani filler insipidi e scolastici, cosa che, per un mostri sacri come Amott e soci risulta imperdonabile. In conclusione mi trovo costretto a bocciare un lavoro non brutto, ma deludente e sostanzialmente scialbo e banale dalla prima all’ultima nota, che forse, per gli standard di un albun di puro death melodico è pure peggio. Che tristezza.

Recensione di: Stefano Paparesta
Voto: 50/100

Tracklist:
1. Tempore Nihil Sanat (Prelude in F Minor) 01:12
2. Never Forgive, Never Forget 03:43
3. War Eternal 04:16
4. As the Pages Burn 04:01
5. No More Regrets 04:05
6. You Will Know My Name 04:37
7. Graveyard of Dreams 01:10
8. Stolen Life 02:58
9. Time Is Black 05:23
10. On and On 04:05
11. Avalanche 04:38
12. Down to Nothing 03:47
13. Not Long for This World 03:29

DURATA TOTALE: 47:24

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