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AT THE GATES "At War Wth Reality"

Century Media Records
(2014)

Ed è l'ascolto del settimo brano effettivo - “The book of sand”, che unisce un ottimo inizio sparato con un refrain ipnotico e suadente – a farci capire che qualcosa non funziona. E' possibile dover attendere metà album per incontrare il primo pezzo che funziona al 100% in ogni sua parte, senza un minimo cedimento...è possibile, per un disco degli At The Gates?
In verità, sono tanti i punti a favore di questo ritorno discografico a distanza di 19 anni dal titanico e leggendario loro ultimo lavoro. Innanzitutto, questo “At war...” non è affatto uno “Slaughter of the soul – parte seconda”, cosa che sarebbe stato facile e redditizio fare. Di quel disco la band svedese ha mantenuto il perfetto sincretismo strumentale, gli arrangiamenti mai eccessivi ma curati (soprattutto quelli di batteria grazie al maestro Adrian Erlandsson), la capacità di non perdersi dietro fronzoli ed andare dritto al sodo, in perfetta antitesi con le scelte barocche dei loro primi due lavori. 

Allo stesso tempo, però, viene recuperata una certa libertà espressiva che fu proprio di “The red in the sky is ours” e “With fear I kiss the burning darkness”; il che significa, salvo qualche eccezione, il rifiuto della forma canzone in favore di un approccio in cui una vera e propria distinzione tra strofa-bridge-ritornello non c'è. Stilisticamente, quindi, si tratta di un grande successo, un ottimo modo per rimanere fedeli a sé stessi richiamando tutto quello che avevano fatto in precedenza senza scopiazzarsi e, soprattutto, conferendo al nuovo lavoro una identità propria. Ho anche molto apprezzato la  coerenza nel mantenere la parola data: quindici anni fa, Anders Bjorler mi riferiva che, se mai una reunion ci sarebbe stata, avrebbe coinvolto tutti i membri dell'ultima loro formazione al completo, e così è stato. Persino la decisione di non sovraesporsi, pubblicizzando il nuovo album solo quando era già stato scritto, sancisce la buona fede con cui i nostri svedesi hanno operato, senza forzature commerciali. 

Ma i punti positivi finiscono qui, perché anche se troviamo tanti riff di ottima fattura,  quasi nessun brano è all'altezza di quanto hanno scritto nel corso degli anni novanta. E' una defaillance puramente compositiva, che dopo reiterati ascolti si rivela esistere soprattutto a livello melodico: mentre troviamo tanti riff belli potenti (anche grazie alla solita meravigliosa produzione dei Fredman studios), mancano proprio le melodie che funzionano e ti si imprimono indelebilmente nel cervello. Non riesce quindi la magia che ha caratterizzato, ad esempio, le reunion di gruppi come Carcass o Celtic Frost: “At war with reality” non è un brutto disco, ma non è degno di quel nome stampato sulla copertina.

Recensione di: Fulvio Ermete
VOTO: 73/100
 
Tracklist:
1. El Altar Del Dios Desconocido 01:06 
2. Death and the Labyrinth 02:32 
3. At War with Reality 03:08 
4. The Circular Ruins 04:27 
5. Heroes and Tombs 03:59 
6. The Conspiracy of the Blind 03:18 
7. Order from Chaos 03:25
8. The Book of Sand (The Abomination) 04:27 
9. The Head of the Hydra 03:38 
10. City of Mirrors 02:05 instrumental
11. Eater of Gods 03:50
12. Upon Pillars of Dust 02:39
13. The Night Eternal 05:42
DURATA TOTALE: 44:16

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