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MADHOUR "Ghost Town"

Full-length, DeathStorm Records
(2014)

I Madhour sono una band lombarda nata per volere dell’ex bassista dei Longobardeath Ul Teo, che nel 2009 circa ha cominciato a volere fortemente una heavy metal band con al microfono una donna. Sogno che si è avverato con l’arrivo di Lau, giovane ragazza dalla belle voce. Il sound proposto dai Nostri è un heavy metal vecchio stampo (con pochissimo thrash, anche se la formazione si definisce heavy-thrash metal), che strizza parecchio l’occhio a tutte le formazioni che hanno reso grande questo genere, soprattutto Iron Maiden e Judas Priest.
Soprattutto nella opener “Killing Season” è quasi palese la somiglianza, a livello di ritmiche e guitar work, con la famosissima “Painkiller”, con tanto di incursioni in doppia cassa e riff taglienti.

La successiva “I Am Violence” si apre potente e incalzante, per lasciare poi spazio a incursioni veloci e aggressive al limite con certo speed metal. In questi frangenti mi vengono in mente anche gli Accept, altra formazione che a mio avviso ha influenzato questi ragazzi. Si continua con sferzate di metal puro e ortodosso, con “Beginning Of Disaster”, con la voce di Lau che sicuramente è gradevole all’ascolto, ma che non supporta al meglio il lavoro dei suoi compagni. Mi spiego: a prescindere che la sua voce è intonata e piacevole e che i pareri sono sempre soggettivi, a mio gusto una voce un po’ più aggressiva e più fantasiosa a livello di metriche avrebbe giovato nell’insieme. Possiamo anche riscontrare, andando avanti nell’ascolto di questo “Ghost Town”, un certo calo anche a livello compositivo, come in “Wrong Reality”, che sembra nelle intenzioni un episodio più solenne ed epico, quasi in stile Manowar, ma che finisce per annoiare un tantino a causa di una prestazione incolore non solo della vocalist Lau, ma di tutta la band. Manca mordente, mancano le idee in questo brano. Per fortuna la band si riscatta con la nevrotica “Hour Of The Mad” song massiccia e speedy che colpisce diretta e incazzata. Affiorano i riferimenti agli Iron Maiden di cui accennavo all’inizio in “Innsmouth Rebirth”, che ricorda certe cose della band inglese epoca “Powerslave”. Anche l’interpretazione vocale si avvicina molto a quella di Dickinson, per intonazione e metriche, ma chiaramente con le debite distanze…

Il disco prosegue su queste coordinate fino alla conclusiva “Straight Through the Eyes”, non provocando particolari sensazioni di disappunto, ma nemmeno di pieno coinvolgimento. “Ghost Town” è un disco di puro e semplice heavy metal che si lascia ascoltare con piacere, grazie anche ad una buona produzione pulita e abbastanza professionale (ma carente in potenza), ma che non rivoluzionerà i canoni dell’heavy-power metal, a causa di idee che troppe volte sanno di già sentito e di una interpretazione vocale a volte poco incisiva. Dato che si tratta del loro primo full-length, è lecito non presentarsi in maniera perfetta, ma è anche lecito attendersi di più dal futuro di questa band, dato che al suo interno non tutti sono di giovanissima età. 
Per adesso promossi, ma con molti punti interrogativi.

Recensione a cura di: Sergio Vinci “Kosmos Reversum” 
VOTO: 60/100

Tracklist:
1. Killing Season 03:52 
2. I Am Violence 04:26 
3. Beginning of Disaster 03:20 
4. Wrong Reality 04:24 
5. Hour of the Mad 02:56 
6. Innsmouth Rebirth 06:19 
7. Dead Men Eyes 03:23 
8. River of Blood 05:18 
9. Soul in the Dark 04:29 
10. Straight Through the Eyes 03:14

DURATA TOTALE: 41:41

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