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Intervista: BETOKEN

Avevamo recensito su queste pagine il loro ultimo, ottimo lavoro "Beyond Redemption", e ne abbiamo approfittato per intervistare la band. A voi il resoconto della nostra chiacchierata!

1) Ciao ragazzi e benvenuti su Heavy Metal Maniac! Facciamo un breve riepilogo della vostra storia fino ad arrivare ad oggi e al vostro ingresso nel roster della Buil2KillRecords?

Antonio: Grazie per lo spazio che ci dedicate. I Betoken nascono nel 2000 su iniziativa di Ivo. Veniva dall'esperienza come batterista dei Black Dama e voleva dedicarsi alla chitarra e alla composizione. Ha quindi reclutato diversi musicisti e prodotto il primo disco Chrysalys, che è rimasto inedito.
Negli anni, come per molte band, ci sono stati diversi cambi di line-up, ma questo non ha impedito alla band di avere una produzione abbastanza regolare, infatti dopo Chrysalys (2000) sono usciti The Gate Of Nothing (2004), Dead Soul Insomnia (2006), Venom Empire (2009), Days Of The Apocalypse (2011) ed infine l’ultimo Beyond Redemption (2014), uscito da poco per la Buil2KillRecords/Nadir Promotion. Gli ultimi tre dischi sono quelli che mi vedono come cantante principale, e sono quelli nei quali sostanzialmente la formazione è rimasta stabile.
Il contatto con la label è avvenuto ovviamente nella fase in cui cercavamo un'etichetta cui affidare Beyond Redemption, album in cui crediamo molto, e la scelta è caduta proprio sulla Buil2Kill che ha dimostrato passione e serietà nel seguirci.

2) Ho recensito personalmente il vostro album e l’ho trovato un prodotto per nulla scontato, ma allo stesso tempo coinvolgente e ricco di melodia. Come riuscite a rendere equilibrati questi aspetti?

Giulio: A dire il vero è nato tutto in studio durante il mix dell'album stesso. C'era l'intenzione di aggiungere qualche elemento orchestrale nei brani vista la natura molto teatrale del concept. Nel farlo ci siamo accorti che la particolare unione di elementi prettamente sinfonici e il riffing piuttosto “crudo” portava ad un mix del tutto inaspettato. Se è vero che l'appetito vien mangiando possiamo dire che noi ci siamo letteralmente entusiasmati della piega che assumeva il lavoro e abbiamo deciso di puntare molto su quella particolare unione. Il risultato credo sia piaciuto tanto proprio perché difficile da catalogare nonostante sia pur sempre melodico e fruibile. Per equilibrare gli elementi non siamo ricorsi a metodi particolari, piuttosto direi che ci siamo affidati alle nostre orecchie e abbiamo sempre tenuto in primo piano la creatività. Certamente poteva essere un bel rischio sotto tanti aspetti ma a quanto pare il risultato è piaciuto davvero molto e la cosa non può che renderci felici!

3) Vogliamo parlare di come avviene il processo compositivo nella vostra band?

Giulio: Solitamente Ivo sparisce per un po' di settimane e quanto riemerge ha scritto quei 20-25 brani ...eh eh. Seriamente, ormai collaborando con la band da diversi anni posso dirti che il lavoro di composizione è praticamente tutto in mano a Ivo per la parte strumentale mentre Antonio solitamente si occupa delle linee vocali. Poi ovviamente le singole parti sono state curate dai diretti interessati con un certo tasso di libertà creativa, pur senza snaturare l'idea iniziale del brano. Per questo Beyond Redemption ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione di due scrittori per il lavoro sui testi e sul concept dell'album mentre per il discorso orchestrazioni ammetto di essermi divertito non poco per un po' a tornare alla mia mansione principale ovvero il tastierista.

4) Quali sono gli artisti che vi hanno influenzato di più, sia all’inizio che oggi? Ci sono nuove formazioni o artisti che vi hanno colpito particolarmente negli ultimi anni?

Ivo: Personalmente adoro i Megadeth, sono la mia band preferita da più di vent'anni anche se le loro ultimissime uscite mi han convinto poco. Questa influenza, però, non ha poi così tanto riscontro con la proposta dei Betoken.
Sono tante le band che ho amato e che, forse, mi hanno parzialmente influenzato. Dai Maiden agli Anthrax, da Malmsteen ai Rage. Di quest'ultimi ho adorato gli album con arrangiamenti orchestrali. Mi fermo qui, l'elenco sarebbe lunghissimo. Nuove formazioni interessanti ce ne sono ma ascolto quasi totalmente musica e artisti ai quali sono già legato. Sarà che sto invecchiando...

5) Come definireste il vostro sound? Si parla di heavy-power metal, ma ritenete esatta questa definizione?

Ivo: Io di power ne sento poco ma, in passato, siamo stati etichettati così e questa definizione non ce la scrolliamo più di dosso. Il genere imperante è il metal classico con puntatine al thrash, al gothic e, volendo, anche al prog.
Antonio: Sarà forse per il modo in cui percepisco il power (legato a band come Angra e Stratovarius), ma se guardo alla discografia della band, la connotazione power la ritengo decisamente lontana dal nostro sound, quindi inesatta. Nella musica dei Betoken è difficile trovare i cliché di quel genere. Le linee vocali non sono strutturate su note altissime, ne tanto meno sono frequenti i ritornelli con melodie da happy metal e doppia cassa sparata sempre sopra i 160bpm. I testi stessi, spesso parlano di disagio e sofferenza, anche di politica a volte. La nostra è una musica che trae le sue origini dal metal degli anni 80, l'heavy classico ed il thrash, coniugandoli con elementi moderni di volta in volta diversi, ma sempre preservando le atmosfere oscure che caratterizzano il riffing di Ivo. E' vero, nell'ultimo lavoro trovi delle orchestrazioni che nei precedenti dischi erano completamente assenti, e questo potrebbe far pensare al power, ma le atmosfere restano arcigne ad un ascolto attento. Pensa che anche il precedente disco, Days Of The Apocalypse, è stato da alcuni definito power, quando il suo sound era quanto di più lontano dal power, ma molto più vicino al thrash, dato che volevamo realizzare un disco diretto e senza fronzoli, quasi come fosse live. Nell'ultimo invece ci sono elementi che potrebbero richiamare il power, ma è incidentale, dovuto forse al diverso approccio che abbiamo avuto nel comporlo.


6) So che il vostro ultimo “Beyond Redemption” è un concept album, vogliamo parlare della storia narrata al suo interno? La musica è nata prima o dopo i testi?

Antonio: La storia è una trasposizione del Faust di Marlowe, quindi prende il via dalla sete di conoscenza e di potere di Faust, che lo porta a vendere l'anima al diavolo per mezzo di Mefistofele. Contrariamente al Faust di Goethe non c'è il lieto fine, ma la dannazione eterna. Parte della musica è nata prima che decidessimo di fare un concept. Successivamente è nata la collaborazione con i due scrittori Daniele Bellomi e Giulio Mauri che tra le varie opzioni hanno scelto il concept su Faust come pretesto per poter disquisire sull'eterna lotta tra il bene e il male. Fatta questa scelta, le successive composizioni si sono orientate al completamento del concept.

7) Pensate che ci sia ancora una forma di pregiudizio verso le band italiane? Credete che se foste nati in altri Paesi, nella vostra carriera avreste ricevuto più gratificazioni?

Antonio: E' possibile, ma non scontato. Sicuramente se fossimo stati una band estera, l'ambiente in cui ci saremmo trovati sarebbe stato decisamente più ricco di opportunità, ma non è detto che questo avrebbe matematicamente portato maggiori gratificazioni. Il successo per sua natura è un qualcosa di ineffabile e aleatorio, un insieme di bravura, mezzi, conoscenze, fortuna, trovarsi al posto giusto nel momento giusto... quindi è difficile dirlo.
Non so dirti se esiste una forma di pregiudizio verso le band italiane, o almeno non che ci sia all'estero. E' più l'Italia ad essere notoriamente esterofila, ma non so dirti se questa esterofilia sfoci in pregiudizio.

8) Qual è l’obiettivo primario dei Betoken, visto anche che siete sulla piazza da un bel po’ di tempo?

Ivo: Siamo nati come progetto da studio (solo per un breve periodo siamo stati una band live vera e propria) e il progetto continuerà in questi termini. Stiamo già lavorando a del nuovo materiale per il prossimo album che, come sempre, sarà di diversa fattura rispetto all'album precedente. L'obiettivo è tentare di fare buoni album senza ripetersi, sfogando la nostra passione musicale nello scrivere canzoni emozionali e mai banali. Almeno questa è la nostra intenzione.

9) Sappiamo tutti che l’Italia in ambito metal (e non solo) deve ancora crescere molto. Nello specifico, come si pone la vostra regione (Lombardia), di fronte a fattori importanti come spazi per suonare, affluenza di pubblico, condizioni dei locali ecc?

Antonio: La mia esperienza live non è legata ai Betoken, che con mio rammarico, restano uno Studio Project, ma ho avuto modo di suonare in svariati contesti ed in effetti da noi la situazione non è rosea. Gli spazi per suonare si stanno sempre più riducendo, ed i locali giustamente prediligono far suonare chi gli garantisce un certo introito, quindi si orientano verso tributi e similari. Per chi propone materiale proprio la strada è dura, restano serate marginali, con affluenza limitata e prive di remunerazione. Il problema è probabilmente culturale e ne individuo una cospicua parte di responsabilità nel pubblico. Possiamo raccontarci che c'è la crisi e che quindi uno sceglie di spendere per l'evento grosso invece che per quello sotto casa, ma basta vedere che all'estero, a pochi chilometri dal confine le cose non stanno così, per capire che è solo una scusa.
Io nel mio piccolo, incurante di tutte queste considerazioni negative, cerco sempre di suonare live perché mi appaga personalmente, e anzi consiglio di venirmi a vedere con il mio progetto solista, il Pi Red Project, con il quale propongo anche alcuni brani dei Betoken. Vi garantisco che non rimarrete delusi.

10) Quanto conta, secondo voi, la tecnica nella vostra musica? Ho notato che siete tutti piuttosto dotati in questo senso. Pensate che, come dicono molti, molte volte la tecnica uccide il feeling?

Antonio: Intanto grazie per l'implicito complimento alla band, e personalmente per avermi paragonato nella tua recensione a dei grandissimi cantanti che ammiro moltissimo e che sono nell'olimpo del metal. Non so se merito di essere paragonato a loro, ma fa indubbiamente piacere leggerlo in una recensione.
Per ogni musicista la tecnica è fondamentale e i miglioramenti vanno perseguiti con tenacia, ma non devono diventare un fine ultimo. Il rischio è proprio quello che segnali tu. Ci sono fior di musicisti che dedicandosi solo alla tecnica mortificano la loro vena creativa producendo canzoni prive di reale feeling, quando in realtà la tecnica dovrebbe essere un arricchimento del nostro vocabolario musicale, da usare all'occorrenza per migliorare le proprie composizioni, ma che non deve prendere il posto del feeling. E' come se un poeta scrivesse usando solo parole complicate, otterrebbe una sorta di politichese difficilmente comprensibile, e quindi poco comunicativo. Fortunatamente nei Betoken la tecnica non è mai fine a se stessa, ma compare occasionalmente in alcuni passaggi intricati, che non essendo frequenti sono un arricchimento. Le canzoni non sono sempre immediate, ma questo dipende più dalle atmosfere e dal naturale stile che caratterizza la band che non dalla tecnica, ma credo che l'ascolto dell'ultimo album, dove abbiamo curato particolarmente le melodie, possa risultare appagante per chi ci voglia concedere un'opportunità.

11) Bene ragazzi, concludete l’intervista come meglio credete! Un saluto!

Ivo: Vi ringraziamo per le belle parole spese per noi e per questa intervista. Visitate spesso la nostra pagina Facebook, le novità sono all'ordine del giorno. Ad esempio è appena uscito il nostro nuovo video del singolo "Point Of No Return"...
A presto!


Intervista a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"



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