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VARDAN - Verses From Ancient Times

Full-length, Moribund Records 
(2015)

Musicista prolifico il siciliano Vardan, che sforna il suo decimo album con questo “Verses From Ancient Times”, e calcolando che il primo di questi, “Hidden In A Tomb” è datato 2007, vi farete un’idea di quanto si è dato da fare l’artista in questione. La band inizia comunque la sua attività nel 1997, ma fino al 2004 non rilascia nessuna release, per poi appunto buttarsi a capofitto nella produzione di tanta musica. L’opera che andiamo ad esaminare lascia stupiti per una capacità di emozionare l’ascoltatore con mezzi semplici ma dal feeling morboso e depressivo, con quattro lunghe tracce che esprimono un malessere incredibile ma anche una vena melodica struggente, deviata, come l’urlo disperato di chi porta sulle spalle un male di vivere a tratti insostenibile.

Le tracce sono dilatate, arricchite da sporadici tappeti di tastiera, ma le chitarre sono le protagoniste indiscusse; taglienti e cariche di nero pathos. Ogni pezzo a modo suo è un piccolo gioiello e l’album va preso nella sua totalità, ma in certi frangenti si toccano delle vette di oscurità e depressione che sono contagiose, come nel caso del secondo e terzo episodio della tracklist (non cito i nomi delle tracce perché i titoli sono semplicemente “I”, “II”, “III”, IV”), ma ripeto che non ha molto senso menzionare episodi migliori o peggiori, questo è un viaggio nei meandri dell’oscurità che trova un filo conduttore nelle quattro tracce prese in un unico blocco. La cosa che ho molto apprezzato è il fatto che Vardan non suona esattamente depressive black metal come potrebbe sembrare al primo impatto, piuttosto parlerei di musica depressiva nel senso senso ampio del termine. La differenza è sottile ma importante, perché questo disco parte da una base di raw black metal, ma dalle tinte malate e funeree. Quindi la differenza sta proprio in questo, cioè che Vardan suona in tutto e per tutto black metal, solo con uno spiccato sapore depressivo e drammatico.

“Verses From Ancient Times” si pone come uscita importante nel panorama italiano, non tanto perchè inventa qualcosa di nuovo, ma perché riesce ad emozionare e coinvolgere con elementi già collaudati, ma facendolo con capacità e personalità. Caldamente consigliato a chi, dal black metal, pretende feeling grezzo accostato ad espressione di disagio psichico. 
Opera davvero riuscita e toccante, che dipinge scenari di follia e morte in maniera del tutto convincente.

Recensione a cura di: Sergio Vinci “Kosmos Reversum” 
VOTO: 79/100

Tracklist:

01 I
02 II
03 III
04 IV
 

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