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ULTRA-VIOLENCE - Deflect The Flow

Full-length, Candlelight Records
(2015)
 
E' la sera del 22 settembre 2012 e allo United Club di Torino sale sul palco una band di ragazzi giovanissimi, attacca gli strumenti e inizia a suonare thrash metal come pochi altri su suolo italico. Rimango colpito dalla prestazione e dopo il concerto mi precipito al merchandise a comprare il loro primo EP: il micidiale Wildcrash. E' inutile dire che da quel momento sono diventato loro fan ed ho sempre nutrito una certa speranza per gli Ultra-Violence: d'altronde se suonavano così a 18 anni appena compiuti, chissà che cosa avrebbero potuto fare in futuro.
Se il primo full-lenght "Privilege To Overcome" si attestava su buoni livelli pur senza colpire più di tanto, "Deflect The Flow" è il disco della maturazione del combo torinese. Non fraintendetemi, gli Ultra-Violence continuano a suonare Thrash e questo disco non vi farà sicuramente saltare sulla sedia per l'originalità. Le differenze rispetto all'esordio sono da ricercare in alcune piccole cose che fanno sì che il disco sia più interessante, vario e divertente. 
 
La prima traccia "Burning Through The Scars" riassume tutte le caratteristiche del gruppo: impatto e velocità, cambi di tempo, un guitar work eccellente e degli assoli maggiormente curati e melodici. Da sottolineare il lavoro dietro le pelli di Simone Verre, macchina da guerra che supporta il gruppo con ritmiche assassine e blast beat, contribuendo a rendere l'album più aggressivo e violento. Il disco prosegue con "Why So Serious?", brano che ricorda gli Anthrax più scanzonati e divertenti e con "Gavel's Bang", mid-tempo riuscito a metà, ma che prepara l'ascoltatore al massacro a cui assisterà nei brani successivi. "Lost In Decay" è come un' automobile lanciata a folle velocità e sottolinea come gli Ultra-Violence non si limitino al thrash old school ma anzi strizzino l'occhio a band moderne come i Warbringer e soprattutto i Revocation. "In The Name Of Your God" è il capolavoro del disco: le influenze dei già citati Revocatione e di band come Vektor e Machine Head si palesano sotto forma di un brano vario, che spazia da parti acustiche a blast beat e tapping, risucchiando l'ascoltatore in un piacevole vortice di sensazioni. 
Le successive "The Checkered Sun", "The Way I'll Stay" e la buona cover dei Venom "Don't Burn The Witch" mantengono l'album su buonissimi livelli, pestando sull'acceleratore con veemenza, senza annoiare affatto, complice anche l'ottimo lavoro di produzione di Simone Mularoni. L'ultima traccia "Fractal Dimension" è cupa ed oscura, con un assolo che ricorda la NWOBHM per l'uso sapiente delle armonizzazioni e termina splendidamente il disco con un riff di basso tetro e tenebroso.

Gli Ultra-Violence entrano dunque di diritto tra le giovani band da tenere d'occhio, dalle buone potenzialità e con voglia di revitalizzare un genere che ultimamente ha avuto poco da dire. 
"Deflect The Flow" è, come al solito, consigliato agli affamati di thrash metal, i quali troveranno pane per i propri denti; noi continuiamo a sperare che la band si spinga ogni album un po' più in là, migliorando sempre di più e regalandoci altri splendidi dischi.

Recensione di: Nicolò Cavallo 
VOTO: 80/100

Tracklist:

1. Burning Through the Scars 06:05
2. Why So Serious? 06:40
3. Gavel's Bang 05:49
4. Lost in Decay 04:18
5. In the Name of Your God 05:53
6. A Second Birth 01:07
7. The Checkered Sun 05:40
8. Don't Burn the Witch (Venom cover) 03:28
9. The Way I'll Stay 06:45
10. Fractal Dimension 06:50
 
DURATA TOTALE: 52:35
 

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