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THE HELL - Welcome to​.​.​.

Full-length, Satanath Records
(2015)

Serbia è anche sinonimo di buon death metal, di quello classico, satanico e senza troppi fronzoli. In questo debutto dei The Hell intitolato "Welcome To..." possiamo trovare quello che potremmo trovare in decine di altri album, ma io sono convinto che a volte anche del semplice pane, se è buono, soddisfa più di tanti dolci elaborati ma inconsistenti. 
I The Hell fanno le cose semplici, seguono i dettami che hanno imposto gruppi come Deicide, Morbid Angel o Vader, ma lo fanno bene, rispettando in toto la lezione che ci hanno lasciato questi e altri pilastri del metallo della morte.


Pezzi come "Welcome to Our World", "Bred for Slavery" e soprattutto "High on Murder" ci ricordano davvero molto da vicino l'operato di Glen Benton e soci, soprattutto quelli di inizio-metà carriera, e anche il growl espresso da Tamerlan è molto vicino a quello di Benton, così come le incursioni in scream che di tanto in tanto fanno la loro comparsa. Il riffing è death metal fino al midollo, ma proprio come almeno due delle band che ho citato in apertura, si fa spesso strada in territori più thrashy e con un piccolo occhio di riguardo per il groove. 
Ad ogni modo è la velocità ad essere protagonista in queste undici canzoni, ma non solo quella, fortunatamente. I The Hell sono dotati di una discreta tecnica individuale, che gli consente di poter costruire dei pezzi piacevoli ma anche notevoli dal punto di vista esecutivo. C'è anche un vago rimando al black metal ogni tanto, e ascoltando brani come "The One Who Brings Redemption" o "Spiritual Necrosis" e il loro riffing lo si nota subito, e la cosa è ben riuscita, perche si incastra bene nel tessuto sonoro dei Nostri. Poi quando la band ti piazza un pezzo da manuale del death metal come "The Human Harvest Fields", che si candida forse come hit del disco, con tanto di richiami agli Slayer al suo interno, allora direi che possiamo ritenerci già fortunati che esistono dischi del genere, schietti e sinceri ma di qualità.
Da notare l'ottimo, instancabile drumming di Marko Mrčarica, una vera macchina da guerra che macina blast-beat e doppia cassa come se nulla fosse per tutti i quaranta minuti del disco.

Il confine tra pregio e limiti di band come questa a mio avviso è molto labile, in quanto è come guardare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Siamo al cospetto di un album death metal non originale, non super tecnico e non spettacolare, ma abbiamo allo stesso tempo un lavoro solido, una band che trita alla grande, che non molla la presa mai, come un mastino inferocito, e che soprattutto crede nel death metal vecchia scuola in maniera morbosa. Sta a voi valutare tutto questo, ma io nel dubbio prenderei, perchè qui si va sul sicuro e fregature non ne avrete. Per me buon disco, decisamente.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 70/100

Tracklist:
1. Gates into Reality (Intro) 00:53 
2. Welcome to Our World 04:35 
3. Bred for Slavery 02:44 
4. High on Murder 03:58 
5. The One Who Brings Redemption 03:37 
6. Spiritual Necrosis 04:25 
7. The Human Harvest Fields 04:47 
8. Philosophy of Vengeance 03:38 
9. Genocidal Wrath 03:19 
10. Lemarchand 03:44 
11. Amen! 03:26 

DURATA TOTALE: 39:06

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