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MEMBRANCE - Revenant (Review)

Demo - Independent
(2015)


Direttamente dalla laguna di Venezia, in cui canali scorre perĂ² sangue putrido, le millenarie chiese ridotte a laboratori di macellazione di carne umana e tra le calli solo zombi e mutanti assassini, ecco che i Membrance ci fanno ciao con le loro manine coperte di piaghe radioattive. Fautori di un  precendente demo acerbo e profondamente home made a nome”Horror Vacui” , i Nostri veneti ci deliziano il palato con questo secondo demo a nome “Revenant”, in cui l'horror anni 80, il gusto per il morboso ed una radicale quanto malsana ironia si fondono per un intro, cinque pezzi propri ed una cover dei Bloodbath che ci rende sorridenti e felici.
Il loro terreno di caccia, cioè le loro influenze primare sono l'old school Death Metal  di matrice  svedese, ma ascoltando attentamente il cd in questione, posso tirare fuori dal cappello anche gentaglia come Autopsy, Master, Abomination ed una punta del malvagio afrore dei troppo presto dimenticati Pungent Stench. Se aggiungiamo al fatto che nella formazione militano due leggiadre donzelle rispettivamente alla batteria ed alla chitarra ritmica, il quadretto si fa drammaticamente gustoso. 


Rozzi e  lo-fi come al genere si addice,  i Membrance ci danno la prova che il do-it -yourself con la giusta attitudine e con l'entusiasmo e l'energia necessaria, è forse l'unica alternativa al ristagno creativo e la boria di cui molti aspiranti musicisti si crogiolano, pensando che tutto gli sia dovuto e che un demo li porta automaticamente al ruolo di star. Mai cosa fu piĂ¹ sbagliata. Ed è proprio in situazioni come queste in cui pensi che ci sia una speranza per chi, come questi giovanissimi cultori di morte, possano riuscire a crescere e fortificarsi tra la sterminata miriade di proposte che il mercato vomita giornalmente. Sia ben chiaro, è ovvio che il lavoro, questo “Ravenant” non è l'album dell'anno, nĂ© è esente da difetti, sia esecutivi che di impostazione suono, ma ciĂ² che convince è la totale bontĂ  del porsi, ossia, l'affermare di sentirsi in crescita, affamati di imparare e di voler migliorare e migliorarsi, senza sentirsi giĂ  arrivati o peggio ancora, mollare. I pezzi si fanno ascoltare fino alla fine, la voce è un rantolo che ci narra vicende torbide e profondamente disgustose, ma resta il punto forte del lavoro, un bel growl convincente e maligno, che su ritmiche quasi sempre in mid-tempo cesella canzoni in cui il giĂ  sentito è di casa, ma che ironicamente fa sempre piacere ascoltare. 

Le chitarre sono ancora un attimo di definire, per quanto riguarda il suono intendo, in quanto si percepisce la giovane etĂ  del quartetto, ma dal mio punto di vista  questo demo è giĂ  un successo, dato che risulta nel complesso bilanciato (gli strumenti si sentono tutti, con menzione al basso, vario e discretamente suonato) e “sentito”, nel senso che praticamente ci sono zero artifici da studio, tutto è crudo e diretto, ciĂ² che senti è ciĂ² che fanno, quindi, per quanto alcune scelte vadano un attimo messe a fuoco, il risultato è piĂ¹ che positivo. Per il resto so che i programmi futuri sono un' album vero e proprio, in cui dovranno dimostrare come il Death Metal  marcio e putrido esiste e va fatto al meglio, anche in Italia. Nell'attesa sconsiglio vivamente il lavoro ai palati e stomaci delicati, lo sconsiglio insomma a quelle orecchie delicate che si nutrono di class metal o che sono troppo occupate a struggersi per l'ultimo assolo del tal dei tali. Io me li godo mentre addento un bell'hamburger di carne umana con pus al posto della maionese! Bon Apetit e continuate così.

Recensione a cura di: D666
Voto 65/100

TRACKLIST:
01. Return from the Underworld 01:36
02. Endless Torture 03:52
03. Acid Satanism 04:01
04. The Devil's Dance 04:02
05. Rotten Memories 01:08
06. Witches' Sabbath 03:36
07. Buried by the Dead (Bloodbath Cover) 03:17


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