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PROFANATICA "The Curling Flame of Blasphemy" (Recensione)

Full-length, Hells Headbangers Records
(2016)

Quando si parla di black metal made in USA non si può non nominare i Profanatica. Attivi dal 1990 ma poi scioltisi nel 1992, tornano poi sulle scene nel 2001, dando quindi anche una continuità alla loro carriera con quattro full-length e varie altre uscite "minori". La band in questo album, come nei precedenti, è formata dall'affiatato duo Paul Ledney alla voce e batteria (vedi anche Havohej), e John Gelso, che si occupa di basso e chitarre.
La band non sposta di una virgola il suo approccio minimalista, oscuro e ignorante, che trova collocazione in certo black metal promordiale con influssi death metal e doom, per un risultato complessivo piuttosto lineare e semplice, ma non per questo banale o poco efficace.

L'ignoranza senza compromessi è sempre stata una costante di questa band, a partire da una immagine a dir poco spartana e volgare, fino ad arrivare appunto ad un approccio musicale direttissimo. Tuttavia le canzoni di questo nuovo "The Curling Flame of Blasphemy" si lasciano apprezzare per un alone sulfureo e sinistro che ormai poche volte si respira nelle uscite odierne del genere. La visceralità dei riff e la voce crudele e soffocata di Paul Ledney creano un'amalgama asfissiante e morbosa, e sembra quasi di trovarsi intrappolati in fangose sabbie mobili, che risucchiano pian piano fino alla fine. L'opener "Ordained in Bile" è un esempio davvero calzante di quanto ho appena detto, un macigno death-black-doom impressionante per violenza e malvagità, ma il disco è apprezzabile nella sua interezza, grazie a idee di sicuro non originali, ma che raggiungono l'obiettivo praticamente sempre. Continuiamo quindi sempre su queste coordinate, fino ad arrivare a rasentare il doom metal più nero e funereo di "Magic & Muhr", che dopo la sua metà si riappropria del black metal più bastardo per dar vita ad un finale ad alta tensione.
Arriviamo dunque a "Black Hymna", e la band sembra voglia infierire ancora di piĂą grazie ad un sound pesantissimo, costruito su una distorsione di chitarra devastante e di un basso ben messo in evidenza che sconquassa e mette a dura prova le nostre orecchie. "Host over Cup" si apre con un riff contorto e carico di dossonanze per poi svilupparsi nella consueta cattiveria compositivia fatta di riff ribassati e semplici, ma carichi di un pathos oscuro non indifferente. Calcolando che il resto del disco si assesta su queste coordinate stilistiche e che, chi conosce i Profanatica, ritroverĂ  anche in questo album tutto ciò per cui questa band è conosciuta, direi che sarebbe inutile citare altri episodi in particolare. I Profanatica suonano come nei precedenti album, non aggiungendo o variando nulla. La loro formula è questa e probabilmente non saprebbero fare altro, ma quello che fanno lo fanno dannatamente bene e con la giusta attitudine. 

Mi permetto però di consigliarvi calorosamente questo album, che ho trovato migliore e più ispirato del precedente "Thy Kingdom Cum". In conclusione, quindi, questo "The Curling Flame of Blasphemy" è fatto su misura per i fan affezionati della band, ma anche per coloro che cercano dal black-death metal un approccio minimale e oscuro che ha anche alcuni punti di contatto con certe cose, ad esempio, degli Incantation più doom. In questo senso un episodio come "Rotten Scriptures" vi chiarirà ogni dubbio. E se ancora non vi siete sentiti abbastanza soffocati e avete ancora voglia di oscurità, la conclusiva "Curling Flame" colmerà alla grande questa lacuna, coi suoi quasi sette minuti di malvagità senza fine, una suite di metallo nero e lento come la peggiore morte!

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Ordained in Bile 05:33
2. March to Golgotha 01:59
3. Magic & Muhr 04:58
4. Black Hymna 02:45
5. Host over Cup 03:36
6. Rotten Scriptures 03:35
7. Yahweh Rejected 02:48
8. Bleed Heavenly Kingdom 03:40
9. Vile Blessing 00:35
10. Curling Flame 06:51

DURATA TOTALE: 36:20

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