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ATTACKER "The Second Coming" (Recensione)

Full-length, Mercenary Records
(1988)

Band da sempre super sottovalutata, gli Attacker ancora oggi sono conosciuti solo da uno zoccolo duro di fans fedeli e poco più, e quindi continuano a vivere la loro condizione di cult-band con onore, ma non essendo mai riusciti ad esplodere veramente. Ed è un vero peccato, sia per loro e sia per chi ama il power metal a stelle e strisce. Questo "The Second Coming" è il loro secondo capitolo, uscito dopo il buon debutto intitolato "Battle at Helm's Deep" e si manifesta da subito come un disco compatto e convincente, che si snoda tra un heavy metal classico che però prende vari spunti dallo US Power di Helstar, Vicious Rumors, Jag Panzer, ma anche dallo speed metal di act come Exciter e qualche chiaro riferimento alla NWOBHM (Judas Priest su tutti), e dal thrash metal classico.

L'inizio è affidato alla debordante "Lords of Thunder", che presenta acuti halfordiani che si appoggiano su una sezione strumentale che riporta in mente primi Exciter e Motorhead, uniti ad una veemenza notevole che si esprime bene in un riffing affilatissimo e una doppia cassa incessante. Un vero carro armato che ci chiarisce subito le idee! Segue la più ragionata e oscura "Desecration", che si impenna verso la metà in una cavalcata molto NWOBHM. Di nuovo speed metal con "Zero Hour", e la band sembra implacabile nello sfoggiare una tecnica di primo livello e una produzione che valorizza l'operato di tutti. Il sound è potente ma nitido e le chitarre spiccano molto, e questo è davvero un pregio in dischi del genere, dove i riff sono spesso il leit-motiv di tutto l'insieme. La coppia d'asce formata da Pat Marinelli e Tom D'Amico è formidabile soprattutto in fase ritmica, sfoderando sempre un riffing ficcante e adrenalinico. Molto buona la prestazione dietro le pelli di Mike Sabatini, un panzer che sa come picchiare e dare il giusto supporto alle chitarre e al basso pulsante di Lou Ciarlo.
Dopo la più funerea e doomeggiante "Revelations of Evil" la band riprende a pestare col suo heavy-power-speed che avevamo trovato nelle prime tracce, e canzoni come "The Madness" lo dimostrano in pieno. Non mancano però altri brani un po' più votati ad un heavy metal oscuro e più lento, ma anche ricco di cambi di tempo in cui la band dà dimostrazione di saperci davvero fare col songwriting ("Captives of Babylon" e la strumentale "Octagon", quest'ultima che ricorda vagamente la leggendaria "Flash of the Blade degli Iron Maiden). 
Chiude il disco, che in totale non raggiunge la mezz'ora complessiva, "Emanon", che nulla toglie e nulla aggiunge ad un disco che, nel suo genere, pare davvero essere inattaccabile e che andrebbe riscoperto da chiunque ami il Metal, con la M maiuscola come ho appena scritto, quello roccioso, vitaminico, ben suonato e con musicisti con le palle cubiche, nessuno escluso.

So che questa band ha avuto un paio di stop e che ha ripreso poi a lavorare con continuità dal 2001, mettendo tra l'altro in successione tre album di tutto rispetto come "Soul Taker" (2004), il formidabile "The Unknown" (2006) e il valido e recente "Giants of Canaan" (2013).
Purtroppo la formazione del disco qui preso in esame non potremo mai più rivederla in azione, in quanto gli strepitosi Tom D'Amico (Guitars) e John Leone (Vocals), sono passati a miglior vita da molti anni. Ma le voci in mio possesso rivelano che la band è in procinto di pubblicare un nuovo album in tempi brevi, quindi sono molto fiducioso in un ritorno che perlomeno non farà troppo rimpiangere il loro passato. Passato che ha all'attivo in totale cinque album davvero da avere, e questo "The Second Coming" a mio avviso rappresenta uno dei loro apici assoluti.
Da riscoprire assolutamente e rivalutare!

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 84/100

Tracklist:

1. Lords of Thunder 02:57
2. Desecration 04:12
3. Zero Hour 03:23
4. Revelations of Evil 05:28
5. The Madness 03:38
6. Captives of Babylon 03:25
7. Octagon 01:55 instrumental
8. Emanon 03:30

DURATA TOTALE: 28:28

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