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BUFFALO GRILLZ "Martin Burger King" (Recensione)

Full-length, Subsound Records
(2017)

I romani Buffalo Grillz incarnano il grindcore sotto molti punti di vista, primo fra tutti lo stile di musica, senza compromessi e bastardissimo, e poi i titoli dei pezzi, che però nel loro caso hanno la particolarità di giocare parecchio su un sarcasmo che non è mai banale ma si intreccia ad un approccio critico tipico del genere. In questo senso possiamo anche solo citare la filastrocca cantata da Lino Banfi nel film "Fracchia la Belva Umana", messa come sampler prima che parta la fucilata chiamata "GG Aulin", canzone di apertura, dove la band schiaccia tutto, come se un carro armato passasse sopra un tappeto di uova di gallina. Chitarre ribassate potentissime che si uniscono ad un drumming forsennato, e la voce da orco di Tombinor a chiudere questo cerchio malato.

Questo "Martin Burger King" è il loro terzo album, e se come si dice in giro, il terzo lavoro dovrebbe rappresentare la maturazione avvenuta di una band, allora i Buffalo Grillz azzeccano in pieno il risultato. Canzoni come "Lenny Grindvitz", sparata a mille, la successiva "66SEITAN", che mi ha ricordato un ipotetico connubio tra il groove metal e i Naplam Death, marchiano già dalle prime battute un album che davvero, non ha cali nè di tono, nè di tiro, nè di stile. 
La capacità della band nel manovrare il missile grindcore è innegabile, ma quello che la rende a mio modo di vedere unica, è anche la facilità con cui riesce ad inglobare in questo genere tentazioni thrash, groove e death metal. Una canzone come "Ponzio Pilates" è l'ennesima dimostrazione di chitarre possenti che si schiantano in un tiro forsennato e micidiale, tipo un essere malvagio che sembra essere stato in gabbia per lungo tempo e poi liberato! 

Non siete contenti e volete anche delle piccole variazioni che potrebbero vagamente rimandare anche a Nasum e Fear Factory del periodo "Obsolete"? Ecco appunto "Fiat Factory", una song dove l'irruenza del grind si mescola a refrain che vagamente ricordano appunto i Fear Factory, ma come se gli avessero messo addosso quintali di anfetamine...
In definitiva questo è un disco assassino, che non risparmia bastonate e cafonaggine, oltre ad una sana dose di ironia, che sa però più di cervelli che stanno andando in poltiglia che di sottile allegria (sono molteplici i sampler presi da noti film comici italiani, sparsi per il disco). 
Buttatevi nel pogo e non pensateci. Tanto i Buffalo Grillz credo che sotto il palco vogliano vedere solo il sangue, e non smetteranno di suonare finchè non avranno ottenuto quello che volevano.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 80/100


Tracklist:
1.GG Aulin 02:51 
2.Lenny Grindvitz 02:14 
3.66SEITAN 01:48 
4.Martin Burger King 02:37 
5.Beverly Grillz 90666 02:13 
6.Carne Diem 02:55 
7.Fiat Factory 02:34 
8.Cradle of Findus 01:47 
9.Scooby Doom 01:22 
10.Fiorella Mannaia 01:06 
11.Ponzio Pilates 02:17 
12.Campari Sodom 02:42 
13.Pus Springsteen 02:54 
14.Le Bestie di Santana (Outro) 01:51 

DURATA TOTALE: 31:11 

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