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OZAENA "Necronaut" (Recensione)

Full-length, Time To Kill Records
(2017)

Groove-post metal da Roma, con questi Ozaena che rilasciano il loro secondo lavoro, il qui presente "Necronaut". Non riesco a inquadrare esattamente il genere proposto da questi ragazzi, se non con la definizione che ho usato in apertura, perchè già il fatto di restringerli all'ambito metal sarebbe limitativo, perchè in fondo nei solchi di questo album c'è anche molto hard-core, di quello spesso e incazzato, imbastardito col metal. Le voci abrasive, unite ad un tessuto sonoro schizzato e pesante, formano una pasta sonora impenetrabile, oscura e pesantissima, dove la luce fa davvero fatica a penetrare.

Non ho idea di come fosse la musica di questo quartetto nel precedente album, perchè li sto scoprendo con questo disco, ma allo stato attuale la band cerca, a mio avviso, di trovare una identità ben definita, attraversando tortuosi sentieri, come si evince da canzoni tutt'altro che lineari, ma anzi, il più delle volte apparentemente caotiche e soprattutto non commerciali, nel vero senso della parola. 
La voce abrasiva di Valerio Cascone aggredisce senza alcuna esitazione dall'inizio alla fine del disco, coadiuvato dal chitarrista Stefano Bussadori alle seconde voci, mentre la sezione ritmica formata da Eugenio Carreri (basso) e Shadi Al Amad (batteria) sorregge impalcature solide come il granito. Tuttavia il songwriting dei Nostri è particolare, le chitarre si muovono tra riff contorti e parti allucinate, accordi non convenzionali, arrangiamenti particolari.

Una dopo l'altra si succedono mazzate chiamate, tanto per citare le più impressionanti,"From The Hollow", "Ghost Inside", "Pale Light" (devastante e schizzatissima), "Necronaut"...Proprio queste ultime due canzoni che ho citato, secondo me, dovrebbero essere prese ad esempio dalla band per costruire un futuro fatto di bastardaggine e riff spezzacollo. Così come molto rappresentativa è la conclusiva, cerebrale "We Are One". Certo, nominare tutti i pezzi per me è sempre un po' arduo, è un po' come fare la lista della spesa, soprattutto di fronte a lavori che hanno un filo conduttore che lega i vari pezzi, ma direi che anche la incazzatissima e nevrotica "Kneel Down" lascia ferite serie sull'ascoltatore.

In conclusione, un disco riuscito, personale ma ancora non pienamente centrato, nel senso che si sente che la band sta ancora sviluppando varie idee e sta sperimentando varie strade per cercare una direzione ancora più definita per il proprio futuro. In ogni caso questo album ha il grosso pregio di non essere facilmente accostabile a quasi nessuno, risultando slegato da ogni dogma musicale prefabbricato. 

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Phase one
2. From the hollow
3. Ghost inside
4. Pale light
5. Necronaut
6. Second sight
7. Highest wall
8. Kneel down
9. We are one

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