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CRAVING ANGEL "Redemption" (Recensione)

Full-length, Minotauro Records
(2017)


Altro giro, altra corsa per la Minotauro Records: questa volta ci occupiamo di “Redemption”, secondo disco dei Craving Angel di Minneapolis. Come capita spesso per i gruppi nel roster della label italo/americana, la Rete non è che sia prodiga di notizie sul quartetto a stelle e strisce, e tuttavia si intuisce come il precedente “Dark Horse” fosse in realtà una raccolta retrospettiva di demo usciti negli anni '80, decennio di nascita della band.

Dunque, come suonano e com'è questo “Redemption”? È presto detto: se l'incipit di “Dirty Girls” vi farà pensare ai Motorhead degli anni '80, la particolarità dei Craving Angel è quella di unire le tipiche sonorità marce e oscure dei dischi che escono per la Minotauro con un innegabile feeling sleaze che viene a sua volta mitigato da soluzioni armoniche più “oscure” ad intervalli regolari. Un po' come avere Steven Tyler alla voce nei Black Sabbath, o magari Stephen Pearcy nei Saint Vitus, o piuttosto i Death SS con alla voce... fermi tutti! In effetti i Craving Angel avrebbero avuto per gli anni '80 la stessa carica dirompente e gli stessi intenti di rottura che i pionieri pesaresi hanno rappresentato per i '70 (o meglio, che avrebbero rappresentato, visto e considerato che Sylvester e Chain avrebbero indubbiamente meritato maggior fortuna!). Ecco dunque che “Crash And Burn” sembra sfornata da una band dell'underground europeo, con il singer Bud Hughes che ricorda a tratti le soluzioni di... David Lee Roth o Vince Neil! Non sto scherzando, è proprio così, e un plauso va ovviamente anche all'ottimo lavoro dell'axeman Scott Nelson, perfettamente a suo agio in entrambi gli ambienti sonori.

Certo, non mancano momenti di deviazione dalla partitura istituita, come la strana ballad “Everything I Do”, sin troppo “normale” per un disco come “Redemption”, o l'incipit power/neoclassico di “Dirty Little Secret”, ma in ogni caso apprezzerete “Outta My Way” e “Gonna Party”, fulgidi esempi di un approccio street nel rifferama e nella strofa, accompagnato da armonizzazioni a tinte fosche, nonché le sonorità di “Hells Waiting”, un po' acustiche un po' elettriche e coronate da un assolo che fa capo alla scuola americana di fine '80/inizio '90.

Se cercate una band dai forti contrasti, un po' come lo furono i TSOL o i nostri Death SS, servitevi pure al banchetto dei Craving Angel!

Recensione a cura di: Francesco “schwarzfranz” Faniello
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Dirty Girls
2. Crash and Burn
3. Chicaboom
4. Hells Waiting
5. Roses Are Red
6. Outta My Way
7. Freak Show
8. Bad Voodoo
9. Everything I Do
10. Gonna Party
11. Dirty Little Secret
12. Dream Chaser
13. She's No Lady
14. Gonna Getcha
15. New Day
16. Prima Donna
17. Roses Are Red (acoustic version)

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