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IMMORTAL "Northern Chaos Gods" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast
(2018)

Recensire grandi nomi, e soprattutto grandi nomi che in passato hai ascoltato e apprezzato molto, è un compito non facilissimo. Da un lato si sa di chi si sta parlando, ma dall'altro lato si rischia di non avere una visione non pienamente obiettiva su ciò che si sta ascoltando, venendo influenzati positivamente o negativamente dai trascorsi della band in questione. Cercherò quindi di essere il più obiettivo possibile.

Ora, con l'abbandono di Abbath questa band sembrava dovesse morire o diventare una sorta di parodia davvero mal riuscita di quello che era, e invece Demonaz e Horgh si sono rimessi in gioco, rischiando tra l'altro davvero molto privandosi di quello che era un po' il simbolo di questa band, sfornando un nuovo album di inediti. E diciamolo subito, il risultato, contro le aspettative di molti, è buono. Sì, buono, a tratti anche più che buono, ma purtroppo non sempre così ispirato da risultare davvero interessante o addirittura imprescindibile. Ma andiamo con ordine; il primo aspetto che non mi convince è la produzione, ovvero la stessa made in Abyss Studios che portano avanti da circa venti anni. Una produzione che esalta la potenza delle chitarre e, in generale, alza un wall of sound potente e al tempo stesso iper saturo di bassi. E per me non è un pregio tutto ciò, perchè avrei preferito che la band optasse per suoni un pochino meno "bombastici", ma più freddi e ficcanti, invece che -io credo- mascherare un po' il riffing non eccelso dietro quintali di gain. Cioè, traducendo, un riff banale in questo modo è proposto in veste più d'assalto, ma sempre banale rimane. 

E' così che le prime due canzoni, "Northern Chaos Gods", "Into Battle Ride", abbattono da subito molte perplessità, andando a ricalcare le gesta degli Immortal di "Damned In Black" e "Sons Of Northern Darkness" e poi, a partire dalla epica "Gates to Blashyrkh" assistiamo ad un accostamento che va dagli I, agli ultimi Immortal stessi, ad Abbath e quindi all'operato di Quorthon, che ha spesso influenzato questa band. Questo discorso si può estendere anche alla traccia "Grim and Dark", anch'essa molto in stile Bathory del periodo epic/viking.
Le canzoni seguenti, e fino ad arrivare alla fine, si divincolano tra momenti di assalto puro ad altri più massicci e molto azzeccati (vedi la bella "Called to Ice"), e infine riprendendo altri sprazzi di atmosfera ed epicità, come in "Where Mountains Rise", seguita poi da una staffilata black/thrash chiamata "Blacker of Worlds". Chiusura ancora una volta epica con la convincente "Mighty Ravendark", episodio che però non aggiunge davvero nulla di nuovo al disco, e che quindi paga lo scotto di presentare una formula trita e ritrita che gli Immortal cavalcano sia in questo album, e sia nei precedenti loro venti anni di attività circa.

Il problema di questo disco, alla fin fine è proprio questo: al di là di una produzione che ti obbliga ad azzerare i bassi sullo stereo, i brani scorrono bene, ma la loro formula stanca, perchè sostanzialmente il disco poteva dire tutto in 15 minuti, e invece ne dura quarantadue. Onestamente per me questi non sono gli Immortal, sono solo un buon contentino per gente che si accontenta di avere tra le mani un disco ben confezionato e troppo facile da decifrare. Credo che orecchie più sofisticate non si lasceranno impressionare più di tanto da questo "Northern Chaos Gods", anche se non siamo di fronte ad un brutto album, sia chiaro...A voi basta?

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 60/100

Tracklist:
1. Northern Chaos Gods 04:25 
2. Into Battle Ride 03:50 
3. Gates to Blashyrkh 04:38 
4. Grim and Dark 05:27 
5. Called to Ice 05:06 
6. Where Mountains Rise 05:51 
7. Blacker of Worlds 03:43 
8. Mighty Ravendark 09:14 

DURATA TOTALE: 42:14

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