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CHRONOSFEAR "Chronosfear" (Recensione)

Full-length, Underground Symphony
(2018)

Che Filippo Tezza sia un grandissimo cantante e musicista lo avevo capito poche settimane fa, quando recensii il suo ultimo album solista, ed ora lo ritroviamo all'interno dei Chronosfear non più in veste di polistrumentista, ma di "solo" vocalist. E come se niente fosse, la band piazza un colpo power metal di grandissima qualità, dove tutti gli amanti del genere potranno sentirsi a casa.
Melodia, tecnica, epicità sono i tratti distintivi di questo primo album omonimo della band bresciana, e la prestazione di tutti i componenti è davvero encomiabile, così come la cura dei dettagli, ovvero un giusto bilanciamento degli strumenti in sede di produzione e mastering del disco. Il tutto suona chiaro e potente, e questo è il territorio ideale per la proposta dei Nostri, in quanto la loro musica è sfaccettata ma sempre piuttosto spinta e il più delle volte incalzante nella sezione ritmica.

A mio avviso la band ha registrato un disco dove i difetti sono pochi o nulli, con gemme come l'iniziale "The Gates of Chronos", o ancora "Of Dust and Flowers" e "Faces", che a mio avviso sono gli episodi più di spicco di quest'opera, con i loro continui cambi di tema e sempre pronti ad offrire all'ascoltatore un qualcosa di interessante e da scoprire, secondo dopo secondo.
Le tastiere (o synth, che dir si voglia) svolgono un ruolo marginale nell'opera, ma sono comunque fondamentali nella fase di arrangiamento e arricchimento del sound, che grazie ad esso risulta compatto e pieno di enfasi dove serve. In questo senso una ballata come "Innocent and Lost" guadagna molto dalle varie campionature (violino, tastiera ecc), per poi riprendere forza nel finale, calcando un po' più il piede sul fattore potenza. Ma tutto il brano rappresenta la faccia più riflessiva della band, e con risultati decisamente apprezzabili.

Le restanti tracce riprendono tutti gli elementi sciorinati finora, con incursioni anche nel power più massiccio che potrebbe rimandare a gente come Symphony X, come nella bella e possente "The Ascent", che però ripiega spesso sulle solite cavalcate in stile Angra o Helloween, con una predilezione maggiore per i primi che ho citato, che possono trovare punti in comune coi Chronosfear anche per il reparto vocale; infatti Filippo Tezza spesso mi ha ricordato Andre Matos, ma meno esasperato sugli acuti. Finale col botto con la bellissima cavalcata in pieno Angra-style chiamata "Revelations", manifesto in bilico tra power, speed e prog che consacra questa band come tra le migliori in ambito power metal a livello mondiale.
Disco di qualità, solido, convincente, in definitiva. Se devo essere del tutto onesto, secondo i miei gusti il progetto Tezza F. devo dire che mi aveva regalato qualche emozione in più, ma anche in questo caso potete stare tranquilli: se il power metal è il vostro pane quotidiano andate sul sicuro con i Chronosfear.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 78/100
 
Tracklist:
1. Clockworks 01:57
2. The Gates of Chronos 04:54
3. Symphonies of the Dreams Untold 06:14
4. The Last Dying Ember 04:36
5. Of Dust and Flowers 05:47
6. Faces 05:19
7. Innocent and Lost 06:21
8. The Ascent 05:49
9. Time of Your Life 04:48
10. Revelations 05:11
11. Homeland 04:03

DURATA TOTALE: 54:59 

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