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DISEASE ILLUSION "After The Storm (That Never Came)" - (Recensione)

Full-length, Buil2kill Records
(2018)

Ripercorrendo un po' la biografia dei Disease Illusion apprendiamo che sono una band bolognese attiva da diversi anni, e che hanno esordito sette anni fa con l'album “Backworld”. Della formazione originaria è rimasto solo il chitarrista Federico Venturi, a cui si affiancano in questo album Alessandro Turco, sempre alla chitarra, Alessio Chierici alla batteria, Davide Laugelli al basso e Joy Lazari alla voce.

“After The Storm (That Never Came)” è un disco con una produzione pazzesca, la batteria suona davvero imponente, e la band credo abbia optato per un approccio a suoni moderni e iper potenti proprio in funzione del genere che propone, ovvero un metal-core di ultima generazione venato di melodic death metal di stampo svedese. Le influenze sono svariate, ma possiamo riscontrare soprattutto richiami a band come certi Dark Tranquillity di metà carriera, ultimi In Flames, Sonic Syndacate, Caliban e via dicendo.
I pezzi non sono quasi mai "tirati", ma piuttosto cercano di dimostrare una certa capacità compositiva attraverso composizioni granitiche che alternano momenti più serrati ad altri con aperture melodiche decisamente evidenti. Un esempio lampante di questo loro modo di intendere la musica è la bella "No Hero", che si pone più o meno a metà tracklist, e che piazza un ipotetico spartiacque tra altri episodi meritevoli come "Through the Fence" o quello che, secondo me, è uno degli episodi migliori del disco, ovvero "Ain't It Worthless", che vede l'innesto di voce femminile e di un approccio più meditato e sfaccettato, quasi sognante.

La voce di Joy Lazari è sempre arginata in territori di scream-misto growl, mentre le chitarre si alternano tra riff più rocciosi e stoppati ad altri più melodici, per un lavoro complessivo che, se da una parte non lascia gridare al miracolo in fatto di originalità, dall'altro lascia intravedere le buone qualità dei due chitarristi, ma non sono da meno gli altri componenti, comunque. Da evidenziare una certa propensione alla modernità e all'uso di synth e di elettronica in genere, che viene usata per donare più completezza in fase di arrangiamento, e quindi non risulta mai fuori luogo o preponderante.
Chiude il disco un altro bell'episodio come "New Order", aperto da chitarre pulite che subito si lanciano in una cavalcata di melodic death convincente. Degna chiusura di un lavoro che ha come pregi principali la competenza tecnico-compositiva della band, ma che potrebbe risultare per alcuni come ennesimo episodio derivativo di un settore ormai saturo come il metalcore-melodic death, che tra l'altro ha scritto le sue pagine più importanti anni fa. Ma quando un disco è fatto bene, come questo "After The Storm (That Never Came)", tutto il resto potrebbe essere marginale e rientrare nei gusti prettamente personali.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 65/100


Tracklist:

1. For Hell Is Empty 04:05 
2. Through the Fence 03:42 
3. Red Wine Stained Cheek 03:36 
4. No Hero 03:51 
5. Ain't It Worthless 04:16
6. We Are Storm 03:15
7. The Grazer 03:36 
8. New Order 04:18 

DURATA TOTALE: 30:39

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