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Intervista: JASIFE


1) Benvenuti Jasife! Ci volete raccontare qualcosa di voi e del vostro nome? 

Ciao a tutti! Io sono Jader il tastierista della band. Il nostro nome deriva dall'unione delle prime due lettere dei nostri nomi: JAder, SIzzy, FEderico. Ci siamo formati nel marzo del 2016 dopo aver fatto una jam session in sala prove. La cosa interessante è che conoscevo Sizzy e Federico da tempo. Mi è bastato chiamarli. Ci siamo riuniti un pomeriggio e infine abbiamo suonato. 
È così che sono nati gli Jasife. 

2) A quali band vi siete ispirati inizialmente, e a quali ancora vi ispirate? 

Ci sono alcuni ascolti che ci hanno ispirato: Red Hot Chili Peppers, Mars Volta, Ozric Tentacles, Vertical, Infected Mushrooms, Porcupine Tree, Tool. In realtà i nostri ascolti sono disparati. È difficile fare una classifica di tutte le band che ci piacciono. Spesso ci lasciamo contaminare. Generi diversi sono motivo d'ispirazione per ciò che vogliamo creare e comporre. 

3) "Roots" è il vostro nuovo lavoro, volete spiegarcelo più nel dettaglio? 

A distanza di due anni dal nostro incontro, dopo il nostro Ep di esordio, abbiamo registrato il nostro primo album. Grazie alla campagna di Musicraiser siamo riusciti ad autoprodurci e a pubblicarci il disco. L'album è il risultato di un anno di lavoro in sala prove, con otto composizioni che, da un punto di vista strutturale, si potrebbero definire riorganizzazioni di jam session. Il nostro primo approccio infatti è sempre di tipo improvvisativo e il risultato musicale viene poi elaborato in brani veri e propri, che alternano momenti più aggressivi ad atmosfere distese e rilassate. Il titolo è Roots, con riferimento alle radici di qualcosa che vogliamo far nascere, crescere e coltivare il più possibile, cercando soprattutto di condividerne i frutti con voi ascoltatori. 
L'album vuole essere un viaggio che porta l'ascoltatore verso nuovi orizzonti. Queste otto tracce non sono pervase da tecnicismo. Ciò che ci piace è essere al servizio della canzone. Puntiamo molto sulla melodia e sugli arrangiamenti delle nostre composizioni. Siamo dell'idea che musicisti, amanti della musica, persone che hanno voglia di sentire qualcosa di diverso possono trovare nel nostro disco un ascolto stimolante.


4) Pensate che ci siano stati cambiamenti sostanziali nel vostro sound rispetto al passato? E quali sono i più significativi? 

Il nostro sound deriva da una contaminazione di generi diversi. Il nostro background è variegato: Sizzy ha suonato harcore per diverso tempo, Federico è laureato in jazz ed io, con un passato metal e di musica classica, mi lascio contaminare dal blues e dall'elettronica. Queste esperienze musicali unite insieme sono fonte di creatività e di originalità nel nostro modo di fare musica. Già agli inizi non sapevamo quale potesse essere la nostra strada. C'era un forte richiamo agli anni Settanta. Ricordavamo molto gli Emerson, Lake and Palmer. Poi abbiamo cambiato rotta preferendo un sound elettronico. Abbiamo sperimentato molto con i sintetizzatori, loop e arpeggiatori. Alla fine dovevamo dare un nome a ciò che stavamo facendo. Per questo motivo diciamo alle persone che suoniamo meltronic: un miscuglio tra rock, funk, elettronica, psichedelia. 

5) Come sono stati finora i pareri riguardo "Roots"? Avete già raccolto già qualche feedback tra addetti ai lavori e giornalisti? 

Oltre alla vostra opinione, abbiamo ricevuto diverse recensioni positive. Siamo felici che i critici apprezzino il nostro modo di fare musica e la nostra voglia di sperimentare. Il Giornale di Vicenza riguardo a Roots scrive: “È un ascolto leggero di una leggerezza tutta personale, un talento capace di trasformarsi, in ambito live, in jam indiavolate in cui i suoni acidi delle tastiere piantano il seme di una gramigna poi sviluppata sopra a un drumming testosteronico”. Music Map dice di noi: “Davvero entusiasmanti i Jasife, specie per i tastieristi (sono di parte...), ma anche le orecchie di chi non suona possono apprezzare questi otto affreschi sonori dai colori sgargianti, che loro definiscono meltronic”. 

6) Come mai la scelta di realizzare un album solo strumentale? 

La nostra propensione alla composizione si basa principalmente sulla melodia suonata dagli strumenti. Ci piace l'idea che l'ascoltatore non sia vincolato da un testo, da una storia, da un significato morale. Le nostre composizioni sono fatte per chi ha voglia di lasciarsi andare alla musica che proponiamo. È l'ascoltatore in questo caso che completa il significato dell'opera. 

7) Siete attivi sul fronte live? E che spettacolo cercate di offrire al pubblico? 

Tra novembre e dicembre abbiamo tre concerti. Ci piace la dimensione live perché è il modo in cui noi riusciamo ad esprimerci al meglio. Suoniamo il nostro repertorio però ci piace anche l'improvvisazione. Tra una canzone e l'altra amiamo creare delle atmosfere, degli intermezzi in cui​immergere l'ascoltare in mondi sonori inaspettati. Il 7 dicembre 2018 porteremo il nostro album al teatro Kitchen di Vicenza. Debutteremo con un “led wall” dietro le nostre spalle. Sarà un'esperienza visiva e musicale che non vi dovete perdere. Nel video che abbiamo pubblicato, il led wall è presente e crea un'ottima unione con la nostra musica. 

8) Quali sono i vostri obiettivi per il futuro e quali obiettivi che vi eravate prefissati pensate di aver già raggiunto? 

Ciò che vogliamo è suonare dal vivo. Ci interesserebbe collaborare con qualcuno che possa trovarci delle date. Il nostro desiderio è quello di proporre la nostra musica a più gente possibile. Ci piacerebbe organizzare una tournée all'estero. Per noi sarebbe un sogno proporci in Europa. Un'altra idea è anche quella di proporre uno show in acustico dove le nostre canzoni possono assumere una veste diversa. Siamo contenti di aver inciso un disco. Era quello il nostro desiderio più grande. Poi con l'occasione è stato fatto anche un video di “Strive”, una nostra canzone live, e questo ci dà una spinta in più per andare avanti. Abbiamo ancora molta strada da fare e ci auguriamo di poter dare il meglio sempre. 

9) Concludete come volete l’intervista 

Cogliamo l'occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato nella campagna di Musicraiser per realizzare il disco. Senza di loro non avremmo fatto molta strada. Per questo nella copia fisica di “Roots” ci sono tutti i nomi di chi ha donato soldi per noi. Grazie a Hot Music Magazine per averci dato lo spazio per raccontarci.

Intervista a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"

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