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CELLAR DARLING "The Spell" (Recensione)


Nuclear Blast Records 
(2019)

Sono stupito di quanto poco figuri, nelle recensioni di questo lavoro, il termine “gothic”. Quasi che, dopo l'esplosione quasi mainstream di venti anni or sono (no, aspetta, sono praticamente trenta!), questo termine non possa essere usato nemmeno quando scendono in campo nenie crepuscolari ed atmosfere malinconiche. Certo, nei Cellar Darling si trova molto di più, specialmente in questo secondo “The Spell” che comincia a prendere le distanze dall'ottimo debutto di due anni fa ma che ancora poteva essere definito un lavoro sostanzialmente folk. 

Già, perché i Cellar Darling sono praticamente una band elvetica composta da tre transfughi degli Eluveitie, che per ragioni che non ho approfondito, nel 2016 hanno deciso di abbandonare quella band per dare vita ad un progetto proprio, che non ha tagliato i ponti con le proprie origini ma che si è prefissato qualcosa di diverso – ed anche più eclettico, mi verrebbe da dire. Protagonista assoluta è la voce suadente e mai monocorde di Anna Murphy, sempre alle prese con la sua ghironda (in questo lavoro un po' meno) e col suo flauto traverso, e chi più ne ha più ne metta. Ivo Henzi aggiunge tutto ciò che abbia delle corde (almeno in studio) e Merlin Sutter fa da egregio pestapentole. Come dicevamo prima, questo “The Spell” è un lavoro meno folk, che si affida un po' di più a partiture multiformi e dure, con qualche sparuto accenno thrash e qualche riffone djent. Il risultato? Davvero memorabile. Nei loro pezzi c'è di tutto, con la prevalenza della componente suadente e vellutata delle melodie vocali e degli arrangiamenti multistrato, ed ogni brano viene giocato sul filo di un perfetto equilibrio tra intuito compositivo ed eclettismo, senza mai esagerare nell'uno o nell'altro. 

Difetti? Forse due, che ne frenano l'irrefrenabile ascesa. L'impostazione vocale di Anna, che in certi frangenti mi ricorda davvero troppo la classe di Anneke Van Giersbergen, ed in generale un'eccessiva durata: non c'è un solo pezzo che non sia valido, ma devo ammettere che l'ascolto dell'album nella sua interezza, senza soluzione di continuità, può apparire abbastanza ostico. Il tutto rivolve attorno ad un concept che trovo abbastanza insulso nelle premesse (la storia d'amore tra una ragazza depressa e la morte), ma che, se ho ben capito, più che assomigliare ad un polpettone alla ti presento Joe Black, dovrebbe assumere una valenza esistenziale e metafisica, non tanto romantica. Comunque, ho troppa paura per approfondire la questione. 

Ah, ed infine la bella copertina ed i video animati che hanno usato per la promozione: perché anche l'occhio vuole la sua parte, ed in questo mare di uscite che ci sono ogni mese, bisogna pure saper studiare qualche escamotage per farsi notare e generare curiosità. Che se avessero avuto una copertina demmerda, mica sarei andato ad ascoltarmeli! 

Recensione a cura di: Fulvio Ermete
Voto: 77/100

Tracklist:
1. Pain 4:27 
2. Death 7:25 
3. Love 5:11 
4.The Spell 4:41 
5. Burn 5:08 
6. Hang 4:33 
7. Sleep 3:48 
8. Insomnia 6:53 
9. Freeze 3:37 
10. Fall 0:59 
11. Drown 7:12 
12. Love, Pt. II 5:02 
13. Death, Pt. II 4:36 

DURATA TOTALE: 63:32

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