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FALLUJAH "Undying Light" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast
(2019)

Gli americani Fallujah giungono al quarto capitolo del loro racconto in Musica e ci presentano un disco nutrito di sonorità Progressive dal sicuro livello tecnico, virate verso un Metal che non so fino a che punto si possa definire Death. Già dalla prima traccia "Glass House" siamo invasi da bordate Metal devastanti che sfiorano l'allucinazione, Antonio Palermo alla voce emette delle urla, non possiamo certamente parlare di growl nella tradizionale accezione del termine. "Last Light" è un estratto di furia vocale, dove però trova il suo spazio determinante Andrew Baird alla batteria. È lui che delinea bene i contorni musicali della band. Scott Carstairs con le sue chitarre invece allarga i confini con riff dilatati e dall'energia esplosiva. 

È con "Ultraviolet" che Andrew Baird prende il sopravvento, attraverso sorprendenti cambi di ritmo ed una dinamica forsennata. Il basso di Rob Morey mi piace per la sua timbrica rocciosa. "Dopamine" ha un attacco molto arioso che porta la band in un ambito quasi Post Rock. Torna però la furia urlata di Antonio Palermo che controlla dall'alto per poi scagliare l'invettiva al momento giusto. Confesso che non amo affatto il suo modo di cantare che contrasta con il bel mix musicale del combo. La quinta traccia sviluppa sin dall'inizio fresche soluzioni Technical/Progressive che introducono un paesaggio di verdi terre illuminate. C'è ispirazione e si sente, vorrei poter fare a meno del cantato ma non è possibile. Superiamo la metà del tempo d'ascolto con "Hollow". La traccia ha qualcosa di Djent nell'approccio, come del resto anche le traccie precedenti. Il vortice sonoro risulta ben congegnato ma è negli stacchi strumentali che i Fallujah danno il meglio. "Sanctuary" suona più diretta e mira ad emozionare all'istante. Il vocalist diviene subito protagonista ed è accompagnato perfettamente dal drumming di Andrew Baird. Il rallentamento del proseguito ci conduce al finale del pezzo. Con "Eyes Like The Sun" la partenza è in sordina ma è l'apripista per le immediate scorribande del quartetto. C'è tensione ma ha un effetto dolcemente euforico sulla nostra pelle. La penultima traccia sembra volerci comunicare morbidezza con un tocco più leggero del solito ed un cantato quasi sognante. È una piacevole sorpresa che arricchisce il suono della band. 

I Fallujah si congedano da noi con "Departure". Il brano è una fedele riproposizione del loro stile, il tono sale gradualmente e gli spazi si allargano, peccato che io non riesca a digerire il cantato del signor Palermo, altrimenti parlerei di una band di mio gradimento. 
Il disco sarebbe interessante nel suo complesso, ma non riesco ad ascoltarlo con immedesimazione.

Recensione a cura di Andrea Bottoni
Voto: 60/100

Tracklist:
1. Glass House 04:04
2. Last Light 04:34
3. Ultraviolet 03:20
4. Dopamine 05:27
5. The Ocean Above 04:48
6. Hollow 04:37
7. Sanctuary 04:23
8. Eyes Like the Sun 04:42
9. Distant and Cold 04:03
10. Departure 04:56

DURATA TOTALE: 44:54

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