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OCTOBER TIDE "In Splendor Below" (Recensione)


Full-length, Agonia Records
(2019)

Gli October Tide proseguono nel loro omaggio metallico alla tristezza, cominciato ormai nel lontano millenovecentonovantacinque. Questo è il sesto album in studio degli svedesi, forgiato come al solito in forme Melodic Death/Doom Metal. Il combo svedese ci invita a condividere il proprio viaggio musicale, attraverso otto traccie di media lunghezza.

La partenza è affidata a "I, The Polluter", brano notevolmente emozionale che evidenzia il growl ispirato di Alexander Hogbom. La ritmica di Jonas Skold alle pelli è regolare e lascia spazio ai taglienti riff chitarristici dei fratelli Norman. "We Died In October" esordisce malinconicamente, per poi crescere, sempre però conservando un tono oscuro. Le chitarre irrobustiscono il brano nel proseguio. Mi piace l'effetto romantico che lascia sulla mia immaginazione. Mi vengono in mente scenari di tristi perdite. Il terzo episodio "Ogonblick Av Nad" trasuda sudore in un impeto continuo di dolore. Questo ci ricorda che la band sa trasmettere anche pathos e tremenda reazione. Verso il finale serpeggia un fantastico assolo di chitarra che rende gli October Tide davvero amorevoli. Nel brano "Stars Starve Me", compare subito a chiare note la vena melodica degli svedesi. È sempre un susseguirsi di profonde emozioni, dettate da una visione fatalista della vita. La mia sensazione è che questo sia uno dei migliori pezzi del disco. Ho sincera voglia di proseguire il mio ascolto, tanta è la gioia che porto nel cuore. Superiamo la metà con "Our Famine", il passo è più lento ma emerge una certa atmosfera opethiana che allieta la mia mente in modo particolare. L'andamento è pesante e cadenzato. Ci sono brevi stacchi che fanno poi ripartire alla grande il growl di Hogbom. "Guide My Pulse" entra dritta nel vivo dei sentimenti con un riffing strappalacrime, solo gli October Tide possiedono la classe necessaria per aprire orizzonti così belli. In seguito il pezzo cresce d'intensità e mi porta in una dimensione che sento mia davvero. La melodia intrisa di sofferenza e commozione mi da una forza d'immedesimazione smisurata. 

Giunti a "Seconds" troviamo una vivace reazione che si materializza con toni più positivi. La band sferra la sua zampata Death con uno stile più forte. Incombe ancora l'ombra dei maestri Opeth. Tanto di merito agli October Tide, per aver saputo prendere le influenze migliori. Vediamo cosa ci riserva adesso "Envy The Moon". L'attacco è fragoroso, il riffing suona crudo ed il drumming non scompone la materia musicale, già di per sé ben confezionata. A questo punto, mi aspetto uno stacco con relativo assolo che avviene per un breve istante di magia. Il sound si mantiene adagiato su situazioni brumose, però c'è il tanto caratteristico finale evocativo degli October Tide. Me l'aspettavo ed infatti ci lasciano con un concentrato delle loro bravura, nel quale la natura Metal si adatta alla loro concezione introspettiva della Musica. Complimenti agli October Tide per essere ancora capaci di smuovere i sentimenti. "In Splendor Below" è un gradevole ritorno alla forma migliore. 

Recensione di Andrea Bottoni
Voto: 80/100

Tracklist:
1. I, the Polluter 04:49
2. We Died in October 04:58
3. Ögonblick av nåd 04:44
4. Stars Starve Me 06:09
5. Our Famine 04:47
6. Guide My Pulse 05:04
7. Seconds 06:57
8. Envy the Moon 06:23
DURATA TOTALE: 43:51

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