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GIGANTOMACHIA "Atlas" (Recensione)


Full-length, Agoge Records
(2018)

Il nostro vissuto quotidiano si alimenta di crude realtà, superstizioni ma anche di affascinanti mitologie. I laziali Gigantomachia portano avanti il loro amore per la propria città nativa Alatri. Circondata dalle sue mura poligonali che la credenza narra siano state erette dai Ciclopi, fa da sfondo alla lotta greco-romana che vede protagonista in questo disco Atlas. Costui è il bersaglio della lotta ingaggiata dai Giganti contro gli Dei dell'Olimpo. Per entrare in questa dimensione epica del tema trattato, un modo può essere quello di raccontarlo in Musica. È ciò che fa la band alatrense, riversando nelle nostre candide orecchie un Groove/Death Metal di grande impatto. L'introduzione è affidata a "Rise Of Cyclop", aleggia subito un senso di mistero sul percorso che andremo ad intraprendere. Pertanto "Eye Of The Cyclop" ci fa intendere a chiare note che la furia spadroneggia in questi solchi. 

C'è animosita' nel growling di Davide Angelo Pietrantoni, sa essere incisivo nel suo alternarsi tra toni oscuri e acidi. Il drumming di Nicola Frate è secco e glaciale, mentre Alessandro Caponera alla chitarra spalma sul pezzo uno strato di elettricità distruttiva. Con "Liberate The Titans" il livello dell'album cresce decisamente, c'è pathos nel sound d'insieme; le due chitarre di Caponera e Stefano Severa si incrociano ottimamente tra loro, il basso di Lorenzo Barabba Suminier martella incessantemente ma colpisce in particolare Nicola Frate con i suoi cambi di tempo alla batteria. Davide Pietrantoni ha la solita grande spinta nella voce. Siamo alla quarta traccia, "Immortal" è un potenziale pezzo schiacciasassi. Così è, avendolo testato dal vivo; il refrain è assolutamente catchy e vive di un groove dannatamente azzeccato. Il rallentamento fa da break alla gradita ripartenza, si va avanti in un clima di euforia. Complimenti ragazzi, questa traccia è stata baciata da un momento di fertile ispirazione. "Aldebaran" tira fuori un suono dilatato che crea un vortice di riuscito amalgama tra i musicisti. I riff chitarristici catturano, inseriti in un discorso di interessante alternanza tra melodia e potenza evocativa. Secondo intermezzo strumentale con "Abyss Leviathan", sembra di ascoltare una marcia di preparazione a quello che sarà un piano d'inganno teso al nemico. In effetti in "Leviathan" sale la tensione, Davide s'inasprisce nella sua veste canora ma non c'è brutalità nelle forme espressive dei suoi compagni. L'assolo di chitarra fornisce un tocco Heavy Metal, per un brano che in sostanza mantiene un livello di media qualità. È il momento della traccia che dà il titolo all'album; "Atlas" parte soffusamente con un breve recitato, quindi viene fuori il growl cavernoso di Davide, il quale però mostra di saperci fare anche con lo scream. Verso la metà, si sente il clean a scandire il ritornello in parallelo con il growl; il pezzo si alleggerisce, la batteria entra con un indovinato cambio di tempo ma poi c'è un riff di chitarra che personalmente trovo poco riuscito. La traccia prosegue, Nicola Frate cerca di riprendersi la scena ma torna di nuovo il growl/clean a permetterci di respirare. In coda, abbiamo un Davide in forma che ci fa appassionare del suo growling. 

Non potete andare in pace prima di aver ascoltato "Scylla & Cariddi"; il brano è più contorto degli altri ed emoziona per il crescendo emotivo contenuto al suo interno. Il vocalist ha ancora rabbia da sputare addosso, l'effetto epico delle chitarre si prende uno spazio nella mia mente. Il tocco di Lorenzo al basso lo trovo efficace; egli impronta le sue note di un'anima sincera e riesce a coinvolgere. Intanto la batteria pesta i nostri uditi ma non vuole certo renderci sordi. La lotta termina con il rantolo finale dell'avversa divinità, giustizia è fatta nel regno dei Giganti. Noto che è stato svolto un ottimo lavoro in sede di produzione, questo ha permesso di porre in risalto lo stile Groove/Death della band. I Gigantomachia hanno certamente fatto la loro parte, sfornando un album ben suonato e dotato di una buona dose di originalità.

Recensione a cura di Andrea Bottoni
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Rise of Cyclop 01:06
2. Eye of the Cyclop 05:19
3. Liberate the Titans 04:52
4. Immortal 06:14
5. Aldebaran 03:50
6. Abyss Leviathan 01:22
7. Leviathan 04:00
8. Atlas 07:43
9. Scylla & Cariddi 06:49

DURATA TOTALE: 41:15

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