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Hard rock all'italiana: NIGHTRAID (Intervista)


Autori di un sanguigno hard rock tutto italiano, i Nightraid debuttano con "Indians", da noi positivamente recensito, e colpiscono per la loro spontaneità e immediatezza, in pieno stile Pino Scotto/Strana Officina. A voi le parole di Alessandro Assogna (chitarra) e Andrea Cocciglio (voce).

1) Benvenuti ragazzi! Volete presentarvi ai nostri lettori con una breve biografia? 
Tutto è iniziato nell’estate 2013 con il cantante Andrea Cocciglio che pensò di formare una band hard-rock/hard’n’heavy nella più classica delle formazioni: voce, due chitarre, basso e batteria. Viene così contattato Alessandro Assogna (chitarra) e quindi abbiamo cercato persone con la voglia di divertirsi nel suonare un po’ di sano rock’n’roll. Nel giro di qualche mese, una volta trovati tutti i componenti, ci siamo messi a suonare in sala prove cover di band e artisti famosi, come, AC/DC, Ozzy Osbourne, Alice Cooper, Motorhead e altri della scena hard-rock/metal di quel periodo. Tranne Alessandro Assogna e Andrea Cocciglio, la formazione è cambiata più volte fino ad arrivare a fine 2014 alla line up definitiva, cioè quella attuale, con l’ingresso in ordine di tempo di Leonardo”Roccia” Paluzzi al basso, di Andrea Assogna (figlio di Alessandro) alla chitarra solista e di Andrea “Uora” Frabotta alla batteria.

2) Indians è il vostro debutto, come si sono svolte le registrazioni e dove?
Essendo il nostro debut album eravamo molto eccitati ed emozionati allo stesso tempo. Avevamo già avuto un’esperienza di registrazione in studio con il nostro primo demo “NIGHTRAID”, ma registrare un full-length e’ stato motivo di vero orgoglio per noi. Tecnicamente, un po’ come da “prassi” e cioe’ , batteria, basso, chitarre ed infine voce principale e cori. Abbiamo registrato, mixato e masterizzato ai Busthard Studios di Terni, con dei tecnici/amici veramente in gamba che ci hanno supportato/sopportato e consigliato fino al prodotto finito. Altro motivo d’orgoglio è stato uscire con la LM Records che ha apprezzato il nostro lavoro e lo ha pubblicato a giugno 2017. 

3) Quali sono le vostre influenze musicali? E chi si occupa maggiormente del songwriting?
Ci piace definirci Hard’n’heavy! Un mix di alcuni tasselli anni 70/80/90, soprattutto la parte più hard rock e hard’n’blues di quegli anni, con qualche sonorità più moderna. Siamo un gruppo molto eterogeneo per la diversa eta’ (il più giovane 21, il più “vecchio” 52),quindi pur essendo accomunati dal vecchio buon rock'n'roll alla Lemmy, tanto per capirci, ognuno di noi ha qualcosa di “suo” da proporre su cui poi lavorare. I pezzi nascono sempre da riff di chitarra per poi svilupparsi con tutti gli altri strumenti. Il nostro cantante Andrea scrive i testi.

4) Il vostro album è un bel concentrato di hard rock vecchia scuola, con rimandi alla scena italiana degli anni Ottanta, secondo me. Quali artisti italiani vi hanno influenzato di più? Uno lo avete anche omaggiato con una cover, "Dio del Blues"...
Diciamo che l’unico italiano che ci ha maggiormente influenzato musicalmente è sicuramente Pino Scotto di cui, come hai fatto notare, abbiamo “cercato” umilmente di riproporre la grandissima "Dio Del Blues". Ci riconosciamo in qualcosa della parte più hard dei Timoria e in qualcosa dei mitici Strana Officina. L’obiettivo è quello di cercare di avere comunque una propria identità a prescindere dalle influenze musicali , che inevitabilmente fanno parte del nostro bagaglio culturale/musicale. 


5) Sembra che molte band abbiano ritrovato il gusto di tornare a testi in italiano, come voi. Come mai questa scelta? 
Dopo un anno dalla formazione del gruppo, abbiamo registrato la nostra prima demo di quattro pezzi di puro hard-rock con testi in italiano. Quindi sin dall’inizio avevamo bene in mente cosa e come farlo. Scrivere in italiano non è facile e la maggior difficoltà risiede nel coniugare il significato del testo con la musicalità stessa della lingua, inserita in un genere non propriamente italiano. Tuttavia, il nostro obiettivo è raccontare qualcosa che sia ai più comprensibile e interpretabile ed esprimerlo nella lingua in cui pensiamo, cercando di fondere musicalmente il tutto, con varie influenze che vanno dal blues all’hard’n’heavy di stampo anglo-americano. È sicuramente una scelta non facile e forse poco “mediatica”. Non abbiamo la presunzione di affermare di esser riusciti a sposare questi due elementi, ma a noi piace così!

6) Quali sono i vostri programmi più immediati? Siete attivi sul fronte live e state per caso componendo nuova musica? 
Il programma più immediato è…le prove! A parte gli scherzi, a noi piace suonare e divertirci e difficilmente ci diamo delle “scadenze” per cui fare qualcosa di nuovo. Certo, abbiamo del nuovo materiale e ovviamente cercheremo di farlo confluire in un nuovo lavoro in studio. Pur nelle stranote difficoltà nel suonare dal vivo per band che, come noi, propongono musica originale, diciamo che non ci lamentiamo e le nostre soddisfazioni sul fronte live riusciamo a togliercele. Altrimenti, essendo la parte più importante per noi, avremmo già smesso…

7) Domanda rivolta ad Andrea Cocciglio. E' vero che eri un cantante death metal prima dell'avventura con i Nightraid? Ti manca non cantare più in quello stile?
Sì, ho fatto parte di alcune band locali thrash/death tra cui S.R.L. , nostri vicini di sala prove e ancora attivi con un album uscito di recente (“Hic Sunt Leones”…ascoltatelo che e’ un vero macigno thrash/death!). Sono ancora un ascoltatore di quel genere ma anche di altre cose nell’ambito heavy. Non posso dire che mi manca cantare in quello stile,anche se potrà succedere di nuovo…chissa’,ma credo che con i Nightraid ho trovato la mia vera e sanguigna essenza da buon vecchio rocker. 

8) Di cosa parlano i vostri testi?
Parliamo ovviamente dei testi del nostro "INDIANS". Da “Overcast" che parla di inquinamento atmosferico, a “Sinergie”, un invito alla maggior vicinanza e solidarietà, a “Bombe a Gaza”, che non ha bisogno di spiegazioni...a “Standby” ,diciamo una riflessione sul progresso, a "Zasko", in memoria dell’amico a quattro zampe del nostro cantante, a “Indians” ,una semi-ballad dedicata alla Madre Terra, a “Nightraid”, l’unico pezzo di fantasia e di libera interpretazione. Non è un concept album, ma c’e’ un filo conduttore che unisce tutti i brani. Il titolo non è casuale e l’immagine in copertina è un indiano d’America che ci guarda come per dire “Ma che cacchio state combinando?!”. L’album affronta vari argomenti che raccontano le debolezze dell’essere umano, le sue contraddizioni, le speranze e il rapporto (purtroppo malsano) che abbiamo con il pianeta che ci ospita. 

9) Risposta libera, concludete come volete! 
“Se non ti piace il rock ‘n roll, non e’ una questione di gusti,il problema e’ solo tuo” 
Se mai dovesse esistere qualcosa “dopo”…cercheremo di contattare Lemmy, per aprire un concerto dei Motorhead!

Intervista a cura di Sergio Vinci "Kosmos Reversum"

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