Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

CIRITH UNGOL - "Forever Black" (Recensione)


Full-length, Metal Blade Records 
(2020)

Quella dei Cirith Ungol è sicuramente una delle reunion più attese dell'anno, anche se sarebbe sembrato davvero impossibile fino a non troppo tempo fa. Sono passati 29 anni dal loro ultimo lavoro, ed anche se il loro status di band di culto sia solo cresciuto nel corso del tempo, di loro si erano davvero perse le tracce, non avendo praticamente fatto quasi niente (artisticamente parlando) dal loro scioglimento nei primi anni novanta. Tutto merito del nuovo bassista Jarvis Leatherby, che dopo averli letteralmente riesumati tanto ha fatto ed ha insistito da riportarli sotto i riflettori quel tanto che bastava da suscitare l'interesse dei festival e delle etichette di settore. Il caso ha voluto che della formazione originale solo il bassista abbia declinato, e così il buon Jarvis è stato promosso a membro effettivo, unico in una formazione che ricomprende, per il resto, solo le vecchie glorie. 

E' bene chiarirlo da subito, il loro è l'heavy metal per antonomasia, quello delle origini, di quando ancora il termine significava tanto di più e tanto di meno: di quello che ha molto in comune con l'hard rock degli anni settanta e con le impronte doom dei primi sabbath, molto più basato sull'atmosfera che non sull'impatto strumentale. Fortunatamente la confezione sonora è ottimale, lontana dalla povertà e dall'approssimazione di certi lavori degli eighties, ma allo stesso tempo non plastificata o fredda. Com'è chiaro dalle premesse, i Cirith Ungol rimangono fedeli alla linea, non introducono niente di nuovo, né avrebbe avuto senso: dopo trenta anni di assenza discografica il loro obiettivo non poteva che essere quello di riappropriarsi della loro identità, di sottolineare un certo modo di intendere la musica che ancora esiste in tante bands dedite al revival, ma il cui feeling difficilmente può essere riprodotto da chi non l'ha vissuto sulla propria pelle. D'altro canto, la band non ha più quella carica di aspettative commerciali che poteva avere trenta anni fa, ed è lecito pensare che, anzi, i nostri amici sessantenni non abbiano mai suonato in maniera tanto spensierata come adesso. 

Da questo punto di vista l'obiettivo è centrato pienamente, perché “Forever black” suona esattamente come un disco dei Cirith Ungol dovrebbe suonare, pesca a piene mani da quelli che sono tutti i loro punti di riferimento essenziali, senza alcun timore di sembrare retro ma senza nemmeno il bisogno di dimostrare qualcosa a qualcuno tranne che a loro stessi. Ma dal punto di vista compositivo? Cioè, possiamo parlare quanto vogliamo della loro eredità, ma i pezzi sono belli? Allora, i loro capolavori sono sicuramente i due album di debutto “Frost and fire” (quello più hard rock) e “King of the dead” (quello più doom), e tali resteranno per sempre. “Forever black” è, per quanto mi riguarda, sullo stesso livello di “One foot in hell” e “Paradise Lost”, ovvero un album ben fatto, con tanti spunti interessanti e qualche episodio memorabile, ma non sempre messo bene a fuoco: la terremotante opener “Legions arise” e la multiforme e sabbathiana “The frost monstreme” sono grandi pezzi, che più li si ascolta più crescono, ma il resto del lavoro non è sinceramente alla stessa altezza, anche se degli spunti degni di nota ci sono praticamente in tutti i brani. 

Possiamo dire chiaramente però una cosa: il vero grande valore di un disco come questo è che, riuscendo a catturare perfettamente il feeling dell'epoca, rimane comunque un qualcosa di inestimabile, perché di molto più verace rispetto alla maggior parte dei dischi che fanno parte della scena heavy. I Cirith Ungol hanno sempre avuto dei limiti, ma anche dei punti di assoluta forza: “Forever black” ce li restituisce in tutta la loro veracità, senza alcuna intermediazione e senza compromessi, ed è questa la cosa di gran lunga più importante. 

Recensiopne a cura di Fulvio Ermete
Voto: 77/100

Tracklist:

01. The Call
02. Legions Arise
03. The Frost Monstreme
04. The Fire Divine
05. Stormbringer
06. Fractus Promissum
07. Nightmare
08. Before Tomorrow
09. Forever Black

Nessun commento