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NATHAN NEVER - IL PRIMO ANNO


La fantascienza è forse il genere fantastico più amato in assoluto. Sebbene abbia origini nel romanzo scientifico di fine ottocento, essa iniziò il suo vero percorso negli anni ‘30 del ventesimo secolo. Successivamente maestri come Asimov, Herbert e Dick ne scrissero i più grandi capolavori. Le tematiche fantascientifiche arrivarono anche sul grande schermo, dando vita a veri e propri capolavori come “2001 Odissea nello Spazio” e il mitico “Star Wars”. Negli anni ‘80 ci fu poi l’esplosione della narrativa distopica ed apocalittica, figlia delle paure di un annientamento atomico. Sembra quindi molto strano che la Sergio Bonelli Editore abbia aspettato tanto tempo prima di decidere agli inizi degli anni ‘90 di investire in un personaggio ed in una serie propriamente fantascientifici. In realtà la fantascienza aveva già fatto capolino in alcune storie dei personaggi bonelliani. Zagor ad esempio ha spesso mescolato tematiche western ad altre fantastiche. I primi che però iniziarono concretamente ad avvicinarsi al genere furono Dylan Dog e soprattutto Martin Mystère. Erano quindi maturi i tempi per scrivere qualcosa di nuovo. 


Fu il trio sardo Medda, Serra e Vigna a immaginare il primo eroe Bonelli completamente fantascientifico. Per prima cosa fu deciso che il sottogenere da privilegiare fosse quello cyberpunk, rendendo quindi omaggio al mitico guru di questo stile: Sterling. Dopo anni di progettazione, tra la fine del 1990 e l’inizio del 1991, sulle testate Bonelli partì la pubblicità del nuovo eroe: Nathan Never. “Nathan Never lo sa” fu lo slogan scelto, nel senso che questo misterioso Nathan, del quale non veniva nemmeno mostrato il volto, conosceva tutti i segreti delle città e dei mondi futuri che sarebbe stato chiamato ad abitare. Altra scelta importante fu quella del copertinista: quel Castellini che ha sempre avuto grande dimestichezza con fantascienza e supereroi. 


Nel giugno 1991 arrivò in edicola l’attesissimo numero 1, intitolato “Agente Speciale Alfa”. Nathan Never infatti era immaginato come un agente speciale di un’agenzia di sicurezza privata, operante in una non bene definita metropoli della costa orientale degli Stati Uniti d’America, identificabile come la New York del ventiduesimo secolo. Ma che tipo è Nathan Never? Sicuramente non è piacione come Dylan Dog o scanzonato come Mister No. E’ un uomo solitario, nostalgico, che nasconde dentro di sé un passato tragico. I segni del suo vissuto sono ben visibili sul suo volto. Dietro i suoi capelli precocemente imbiancati si nasconde il dramma della morte della moglie e quello del rapporto tormentato con sua figlia, una bambina decisamente problematica. Nel corso delle storie del suo primo anno di vita abbiamo molti alti e pochi bassi. Sono però soprattutto cinque gli albi da ricordare.

Il primo è il doppio numero “Operazione drago” e “L’isola della morte” dove si scopre la grande familiarità di Nathan con le arti marziali. Sarà uno skill che gli tornerà spesso utile. Stuzzicante la citazione de “L’uomo tigre”, mitico cartoon degli anni ‘80. 


Il secondo è l’altro doppio numero “La zona proibita” e “Uomini ombra”. Nella storia Nathan si trova tra due fuochi: il cinico Aristotele Skotos e la cosiddetta “Fratellanza Ombra”. In essa entra in gioco una tematica chiave: quella dei mutanti e dei biodroidi, esseri metà biologici e metà sintetici. 


Struggente è poi “Gli occhi di uno sconosciuto”. Una sceneggiatura dove più che le tematiche fantascientifiche è presente quello della solitudine. 


Quarto capolavoro è il doppio “Fanteria dello Spazio” e “L’ultima battaglia”, che richiama le tematiche del mitico romanzo “Starship Troopers”. 


L’anno poi si chiude con lo speciale Cybermaster, in cui al centro della narrazione c’è la tecnologia della realtà virtuale. Proprio questo albo stimola un altro bilancio importante del primo anno di Nathan, ovverosia analizzare quali tecnologie fantascientifiche nel 1991 possono essere ancora oggi considerate tali. Cosa era futuro allora e lo è ancora oggi? Quello che sorprende è scoprire come alcune tavole di quei primi Nathan siano state profetiche, mentre in altri casi la scienza ha corso ancora più in fretta rispetto a quella che era la narrazione. 


Nel secondo albo Nathan si siede di fronte ad un computer ed interroga una specie di motore di ricerca chiamato Sibilla. Non male come intuizione, visto che all’epoca non esisteva nemmeno il world wide web Viceversa troviamo albi dove Nathan e alcuni altri protagonisti, come il genio dell’Informatica Baginov e l’avvocatessa Olling, utilizzano ancora stampanti ad aghi. Nessuna traccia o quasi di smartphone e touch screen. Colpisce invece l’inizio di Cybermaster dove l’amministratore delegato di un’azienda conduce un consiglio di amministrazione in cui tutti si collegano da remoto in conference call. Andando oltre la sfera IT dobbiamo purtroppo constatare come la distruzione dell’ecosistema terra immaginata in Nathan Never è sempre più realtà, con l’aggravante che nel frattempo non abbiamo ancora colonizzato lo spazio intorno al nostro pianeta. 


Ormai Nathan Never si avvia al trentesimo anno di pubblicazioni. Nel corso del tempo ha dato origine anche a tanti spin-off, persino troppo numerosi per mantenere una buona qualità media. Per comprendere a pieno la filosofia del personaggio conviene però andare alle origini e ripescare gli albi del suo primo anno di vita. E’ una scelta piacevole, vista la loro qualità, ma anche assolutamente necessaria perché in Nathan Never c’è sempre stata una buona continuity. 



Recensione a cura di Antonio Montagnani (fotoinutili75) 


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