WARMOON LORD "Sacrosanct Demonopathy" (Recensione)


Full-length, Werewolf Records
(2025) 

Io non so cosa ci sia nell'atmosfera finlandese ma dalla terra dei mille laghi non ho mai sentito un gruppo che fosse brutto, neanche nei generi che non mi interessano (tipo il Power metal). In ogni genere hanno sempre sfornato dischi tra il bello e il capolavoro. E i Warmoon Lord (il cui nome si ispira ad una canzone dei Vlad Tepes) non fanno eccezione. Il duo, con questo "Sacrosanct Demonopathy", che giunge a quattro anni dal precedente "Battlespell" (che li aveva imposti sulla scena mondiale), dimostrano ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, che la scena underground è ancora viva e ricca di proposte interessanti, lontane dalle folle oceaniche e, per questo, più sincere e genuine. 

I Warmoon Lord si inseriscono in quel filone (da me molto apprezzato) che va a riesumare un certo tipo di black sinfonico di metà anni '90, quando le tastiere erano ancora un supporto alle chitarre e non il contrario (qualcuno ha pensato ai Dimmu Borgir post apertura conto in banca?), mescolando il tutto con passaggi più "medieval" e cavalcate epiche. Immaginate un mix degli Emperor dei primi due dischi, dei Satyricon di "Dark Medieval Times", di qualcosa di "The Rebirth Of The Middle Ages" di Godkiller e di passaggi melodici dal forte sentore Children Of Bosom. Il risultato finale è questo "Sacrosanct Demonopathy", un disco che fa del richiamo al passato il suo punto di forza, anche per quanto riguarda la produzione, ben lontana da quella cristallina delle produzioni più moderne (e che a me fa veramente schifo). Il disco si apre con "Warpoems & Tragedies", una strumentale che mi ha riportato alla mente "Al Svartr (The Oath)" degli Emperor. E se il buongiorno si vede dal mattino... La successiva "invoking The Retribution Eidolon" mette in evidenza tutte le influenze citate prima, con una prestazione vocale di Lord Vrăjitor veramente da applausi. 

Forse l'unico difetto di questa canzone è di ripetere troppe volte i vari riffs. Il primo, vero highlight del disco arriva con "A Hungering Yoke", canzone perfetta dalla prima all'ultima nota, che presenta vari cambi di riffs e di atmosfere, senza mai perdersi in parti superflue o perdere di vista l'obiettivo. "Tartaros Offering", nella sua parte iniziale, aggiunge anche alcune reminescenze delle ultime produzioni a nome Varathron, per poi tornare sui lidi sicuri del black sinfonico. Altra canzone che mi è piaciuta moltissimo e che considero la migliore in assoluto del disco è "Uncreation's Dragon", figlia bastarda di "Towards The Pantheon" e di "Walk The Path Of Sorrow". 

Tutto il disco prosegue con tantissimi alti e veramente pochi bassi (si parla di singoli riffs che non mi hanno del tutto convinto), consegnandoci una band che, attesa al varco dopo il secondo disco, si mostra in ottima forma e che avrà ancora un bel po' di cose da dire. 

Recensione a cura di Marco "Wolf" Lauro
Voto: 90/100

Tracklist:

1. Warpoems & Tragedies 
2. Invoking the Retribution Eidolon 
3. A Hungering Yoke 
4. Tartaros Offering 
5. Uncreation's Dragon 
6. His Enigmatic Ways 
7. Daemonic Supremacy Enthroned 
8. Torch of Magickal Arte

Line-up:
Lord Vrăjitor - All instruments, Vocals 
Revenant Strigoi - Drums

Web:
Bandcamp
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Tidal

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