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ANGEL RISING "Angel Rising" (Recensione)


Full-length, Independent
(2020)

Gli Angel Rising sono l’emanazione musicale del vituoso della sei corde Listenangel. Il chitarrista francese, dopo anni di presenza su youtube con un canale specializzato in virtuosismi chitarristici, ha deciso di esordire con una proprio progetto, dando sfogo a tutta la propria creatività. Il musicista suona tutti gli strumenti e prende possesso anche del microfono. Si è fatto aiutare nella registrazione da un batterista come Kevin Talley (Dying Fetus, Suffocation) e questo si sente. Se infatti si può trovare un pregio che emerge subito dall’ascolto dell’album, questi sono il drumming possente e fantasioso, colonna portante del progetto e i solo di chitarra, tutti di qualità altissima, sia per capacità tecnica sia per la fantasia con cui sono stati creati ed eseguiti. Devo ammettere che mi capita sempre più di rado di ascoltare chitarristi di questo livello. 

Di contro lo note dolenti le ho riscontrate sul cantato, che al di là di sporadici episodi positivi si è attestato su un growl poco efficace e che spesso difetta di poca spinta, risultando il più delle volte monocorde. Forse il polistrumentista si sarebbe dovuto affidare ad una voce di “mestiere” per dare maggiore spessore alle parti vocali. Anche la produzione non è delle migliori, risultando senza profondità, a tratti confusionaria e non riesce ad imprimere potenza ai brani. Ma questo non inficia il risultato finale. Scendendo nel dettaglio, questo è un album che cresce con gli ascolti. Se ad un primo impatto può generare delle perplessità, poi inizia a crescere e si fa ascoltare. La musica proposta è un mix di heavy metal che attinge dal thrash, da certo death metal, passa per passaggi di metal classico ed arriva ad un suono grumoso figlio di band come i Crowbar per i riff pieni di groove. Una musica all’apparenza semplice con riff a volte elementari, mai complessi, su cui una voce growl, non cattiva, ma piuttosto burlesca tesse latrati a sua volta semplici, ma mai particolarmente incisivi. Come accennavo le parti migliori le troviamo nelle parti strumentali, con riff più tecnici, su cui si intrecciano solos sempre ben congegnati, tecnici, davvero piacevoli da ascoltare. 

Le parti interessanti le possiamo trovare nell’iniziale “The Pain You Can't Deny” con il suo ritornello contagioso cantato da una voce sguaiata ed una musica caratterizzata dal suo riffing grumoso, figlia di quel sound paludoso americano. “From The Grave To The Light” è il pezzo con un cantato che si distacca dal resto e risulta più coinvolgente, sia nelle riuscite linee vocali, in cui clean vocals si alternano al consueto growl, sia nel sound proposto, un pezzo con molto groove, a cui alterna momenti veloci, ed a cui si aggiunge l’ennesimo solo di ottima fattura. Per chi scrive è il miglior brano dell’album, brano da cui vi consiglio di iniziare l’ascolto per capire se vi interessa questa proposta. “Kneel” alterna momenti metal sparati a tutta velocità a cui si contrappongono momenti di puro groove nel ritornello. Qui è presente il miglior solo dell’album con le sue evoluzioni neo classiche. “Rise” inizia con un incipit da old death metal per proseguire con un classico stile heavy, su cui alla voce rauca si contrappone un coro pulito dagli strani influssi gregoriani. Listenangel ha scritto un buon album, in cui non difettano le buone idee ma manca ancora qualcosa per avere un prodotto competitivo. Si sentono la mancanza di una voce di ruolo e di una produzione all’altezza. Sono convinto che il prossimo lavoro ci sorprenderà!

John Preck
Voto: 64/100 

Tracklist:
1. The Pain You Can't Deny 
2. Disgrace 
3. From the Grave to the Light 
4. Kneel 
5. Tears of War 
6. Rise 
7. Ordo ab Chao
8. The Pain You Can't Deny

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