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HEATHEN "Empire Of The Blind" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast
(2020)

La California ha sempre sfornato realtà pregevoli nell'ambito del Thrash Metal. Non fanno eccezione gli Heathen che vantano una carriera ormai ultratrentennale. Vi confesso che il loro ultimo disco "Empire Of The Blind" mi è piaciuto non poco. "The Rotting Sphere" apre insolitamente il full-length con uno strumentale che profuma di Metallica dei tempi che furono. Si prosegue con "The Blight" che assesta i primi colpi micidiali, sotto una ritmica che cavalca il più classico Thrash. Il ritornello risulta catchy grazie alla buona ispirazione del vocalist David R. White. 

C'è da lasciarsi andare perché la traccia funziona con il suo tasso di energica spensieratezza. Arriviamo al brano che da il titolo all'intero lavoro, qui il sound si fa più cattivo. La voce risulta decisa ma abbiamo modo di ascoltare nuovamente un refrain indovinato. Le chitarre ne seguono la linea melodica ed il gioco è fatto. "Dead And Gone" comincia cadenzata, sorprendendoci con un cantato dallo stile Hardcore. Quindi la chitarra solista parte in un assolo convincente ed il pezzo decolla, per il piacere delle nostre orecchie. È il momento di "Sun In My Hand", i tempi sono pesanti e rallentati. Immancabile lo stacco per la melodia che ci avvolge in un meraviglioso ritornello. La formula d'insieme funziona, con assolo di chitarra annesso. Sesta traccia dal titolo "Blood To Be Let", il tono generale è dirompente ed immediato nell'impatto. "In Black" ci assale con suoni di chitarre affilatissimi, la batteria di Jim DeMaria è abbastanza lineare così come il basso di Jason Mirza. Con "Shrine Of Apathy" siamo accarezzati da un delizioso arpeggio chitarristico, la melodia è padrona del contesto anche quando il brano cresce d'intensità. Kragen Lum e Lee Altus tessono linee di chitarra ammalianti e ci portano ad un finale che suona però banale. "Devour" esprime una buona grinta ma il cantato non convince per il suo andamento monotono. 

Ecco il brano che vorresti sempre ascoltare in un album del genere: "A Fine Red Mist" è un concentrato di ritmica giusta, tecnica assoluta e melodia contagiosa che si traduce in uno strumentale prodigioso. Ragazzi, questo è un brano da applausi che mi fa venire la pelle d'oca (o meglio di gallina)! Il penultimo pezzo "The Gods Divide" è una corsa liberatoria a briglie sciolte verso le praterie del Thrash più puro e semplice. Finale affidato a "Monument To Ruin" che altro non è se non una breve ripresa del brano iniziale, sempre in forma strumentale. Cosa posso dirvi? Mi sono emozionato all'ascolto di "Empire Of The Blind", merito di questi signori che per la maggior parte hanno un'età ormai maggiore della mia. L'ispirazione può mantenere giovani nello spirito, se poi c'è ancora il talento necessario per continuare a scrivere Musica di qualità allora il risultato è piacevolmente emozionante. 

Andrea Bottoni
Voto: 80/100

Tracklist:
1. This Rotting Sphere 
2. The Blight 
3. Empire of the Blind 
4. Dead and Gone 
5. Sun in My Hand 
6. Blood to Be Let 
7. In Black 
8. Shrine of Apathy 
9. Devour 
10. A Fine Red Mist 
11. The Gods Divide 
12. Monument to Ruin

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