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EPITIMIA "Allusion" (Recensione)


Full-length, Onism Productions 
(2020) 

Nell'ultimo decennio la Russia del gelo siberiano e delle notti bianche si è saputa distinguere in ambito black metal per una serie infinitesimale di progetti alquanto interessanti e tutt'altro che prevedibili, taluni atmosferici ed altri malinconici oppure tendenti al post-rock (Annorkoth, Skyforest, Devilgroth), con un sound personale e strettamente legato alla fredda terra che ne ha dato i natali come a ricalcarne ogni aspetto attraverso una musica pregna di emotività e di atmosfera. Tra questi rivestono una posizione di tutto rispetto gli Epitimia, trio di San Pietroburgo nato nel 2008 che conta già sei album all'attivo e che ha saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano nell'underground della vecchia URSS grazie alla costante ricerca di sonorità quanto più intime e suggestive e ad un maturazione che col tempo è andata sempre più evolvendosi, fino a renderne lo stile musicale perfettamente riconoscibile. "Allusion", in uscita sotto la neonata etichetta britannica Onism Productions il prossimo 23 ottobre, rappresenta una sorta di compendio dell'intera discografia della band russa, presentando nella stessa track-list brani che riprendono titoli di precedenti lavori ("Altered State of Consciousness", "Schizofrenia", "Post Scriptum"), quasi ad omaggiarli, nonostante fin dalle prime note l'approccio musicale sveli un'ulteriore crescita e un'identità ancora più chiara e definita, che sembra aprire le porte ad una nuova fase della carriera dei Nostri e ad un futuro quanto mai imperscrutabile. 

La musica proposta dagli Epitimia, formazione che vede A. alla chitarra e al basso, K. alle voci e M. alla batteria e al violino, è una varietà molto personale di post-black metal atmosferico e malinconico che negli anni si è evoluta fino ad inglobare elementi progressive rock e sperimentali, senza tuttavia mai snaturarsi del tutto nè sporcarsi, ma riuscendo brillantemente a fondere tutte le varie influenze in un'amalgama nitida e coinvolgente che ogni volta ha saputo sorprendere l'ascoltatore, conducendolo negli abissi tormentati del proprio Io, dinanzi alle sue paure e alle sue psicosi. I testi, tutti rigorosamente in lingua madre, raccontano di sofferenza, di conflitti interiori, di alterati stati di coscienza e di psicosi che nelle note malinconiche e colorate del sound trovano libera espressione, diffondendosi nell'aria come urla disperate provenienti dalla oscure stanze dell'inconscio, appena udibili ma ugualmente laceranti. Dal depressive black metal atmosferico di inizio carriera il trio di San Pietroburgo è riuscito a scivolare sempre più nel profondo dell'animo umano, mostrando sin dalle sperimentazioni del terzo album "Faced of Insanity" una volontà intrinseca di raccontare i turbamenti della mente umana in un modo assolutamente personale, carico di diversità sonore e di travolgenti fusioni musicali. In tutto questo i Nostri solo riusciti senza mai abbandonare il loro black metal malinconico e tragico, che anzi col tempo si è evoluto raggiungendo un'aggressività sempre più definita, per quanto contaminata dalle melodie variegate che ne rappresentano il tratto distintivo. 

A dire il vero, dopo una breve parentesi sperimentale, gli Epitimia hanno abbracciato con maggior convinzione l'atmospheric black metal in senso stretto, specialmente nell'ultimo album "Thread" del 2019, di cui questo nuovo lavoro sembra l'inevitabile continuazione. "Allusion" non è però un secondo atto di furioso black metal atmosferico come il suo predecessore, nè un'opera sperimentale e variegata come i due ad esso precedenti, ma una sintesi di tutto ciò che la band è stata nell'arco della sua carriera, che spazia dal gelo di chitarre affilate e taglienti alla malinconia onirica del post-rock risultando drammatico e sofferto in un cantato quanto mai definito e identitario, che varia dallo scream lacerante al canto pulito e sognante. Tutte le otto tracce che compongono il lavoro, di una lunghezza compresa tra i sei e gli otto minuti per un totale di poco meno di un'ora, rappresentano un viaggio nell'Io più nascosto attraverso i tormenti dell'anima, volto ad alienare l'ascoltatore e ad imprigionarlo nelle sue gelide atmosfere, realizzate con chitarre che sembrano discendere dalle nevi delle montagne sanpietroburghesi e da voci che cantano il dolore e la pazzia, da cui è difficile, se non impossibile, risalire.

L'album si apre con l'arpeggio post-rock di "Clue I - Animist", ad anticipare un'immediata accelerazione in cui batteria e chitarre ghiacciate duettano brillantemente, per poi mostrare tutta la sua tragicità in un cantato sofferto ed intimo e nella nostalgica melodia dalle eco ambient, in seguito alla quale risuona uno scream lacerante in stile Psychonaut 4 tipicamente depressive. Lo stesso cantato disperato compare anche a metà della successiva "Clue II - Melencolia II", la cui ferocia iniziale lascia il posto ad un incedere cupo e drammatico fino all'intermezzo post-rock ambientale, che risale poi attraverso coinvolgenti melodie atmosferiche, arricchite da un assolo lento e sinistro, verso un finale malinconico e tragico. Più ragionata e intensa è "Clue III - Waiting for the Doom", brano melodico e rallentato caraterizzato da un riffing gelido e a tratti armonico, che accelera improvvisamente sul finale riprendendo le grida lancinanti dei due brani precedenti e perdendosi nella malinconica atmosfera conclusiva. Di tutt'altra pasta è la quarta traccia "I Aspire Like a Bird", che esordisce veracemente con un'esplosione di chitarre affilate ma al contempo melodiche e con una batteria furiosa, accompagnata da un cantato tetro e sinistro prima di un assolo malinconico dai contorni atmosferici; un intermezzo post-rock anticipa la ripresa della seconda parte, che trova chitarre piangenti che sembrano goccie di pioggia che cadono da un freddo cielo autunnale e che si fanno via via più fredde, incontro all'inverno, aprendosi ad un nuovo scream agonizzante sulla cui eco si alza per la prima volta un cantato pulito quasi post-metal. 

Più melodica e sognante è la successiva "Clue V - Altered State of Consciousness", con le sue chitarre lente e gelide ed il suo scream lancinante, che raggiunge un'inedita e onirica epicità nel soave cantato in clean femminile di Vlada Chizhkova, in contrasto con l'accelerazione delle pelli, che aprono una nuova fase tragica scandita da urla agonizzanti e riffing atmosferici. Il brano più lungo dell'album, scelto come singolo di lancio, è "Clue VI - Schizofrenia", che con i suoi oltre otto minuti e mezzo di durata passa dalla ferocia del black metal iniziale, con un riffing incalzante ed atmosferico e vocals ben definite e personali, al post-rock armonico di metà brano fino alla tragica sofferenza della successiva ripresa, conclusa da un finale atmosferico e cupo. Chiude la release la surreale "Clue VII - Post Scriptum", che presenta una prima parte post-rock sperimentale con un cantato tradizionale dai richiami sovietici ed una seconda tra il progressive metal ed il black/doom melodico, che precede un'accelerazione cupa e graffiante che si esaurisce nelle eco atmosferiche del finale, surreale e al contempo di un'epicità devastante. 

"Allusion" è senza dubbio l'album meno immediato e pertanto più personale degli Epitimia, che mantenendo in ogni sua traccia l'approccio tragico ed intimo iniziale cavalca con maestria le atmosfere fredde e malinconiche delle sue travolgenti chitarre, alternando veementi sfuriate a intermezzi acustici al confine col post-rock ed urla laceranti in puro stile DSBM alla poesia di un cantato politico ed alienante, risultando sorprendente e coinvolgente ad ogni passaggio, senza mai annoiare l'ascoltatore. Questo nuovo lavoro sembra veramente aprire un nuovo capitolo della carriera del trio, fatto di melodia e di disperazione ma anche di atmosfere sognanti, volte a liberare i tormentati spiriti dell'Io e a far fuoriuscire la follia umana dal suo angolo nascosto del mondo, seminando disperazione e alienazione in ogni luogo della mente, senza risparmiare nulla della tanto amata e a lungo difesa umana coscienza. 

Alessandro Pineschi
Voto: 85/100

Tracklist:

1. Clue I: Animist 07:22
2. Clue II: Melencolia I 07:56
3. Clue III: Waiting for the Doom 06:42
4. Clue IV: I Aspire Like a Bird 08:42
5. Clue V: Altered State of Consciousness 07:45
6. Clue VI: Schizophrenia 08:43
7. Clue VII: Post Scriptum

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