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HATEFUL "Set Forever On Me" (Recensione)


Full-length, Transcending Obscurity Records
(2020)

L'amore che ho per il Technical Death va di pari passo con la particolarità del genere. È una questione di trame sonore complesse e viscerali che mi arrivano dentro fino a risvegliare la parte più passionale. Sapere che c'è una band italiana a rappresentare questo rapporto dell'ascoltatore con la Musica estrema, mi da una maggiore carica. 

I modenesi Hateful non sono i primi a lanciarsi in una proposta di questo tipo e neanche saranno gli ultimi. "Set Forever On Me" è il loro terzo album e comprende undici tracce. Apre le macabre danze "On The Brink Of The Ravine", i suoni sono cupi e minacciosi. Mi piace il growl oscuro che ben accompagna un drumming dal notevole tasso tecnico. Le chitarre svolgono un pregevole lavoro ritmico, lasciando spazio ad un assolo di chitarra della giusta durata. "Oxygen Catastrophe" presenta degli interessanti tempi di batteria ed un convincente alternarsi al growl delle due voci. I riff chitarristici sono misurati nella pesantezza, privilegiando senz'altro il sound. Il terzo pezzo della tracklist "Prisphenes" ha un'atmosfera caotica, dove emerge il solito drumming ultra-tecnico di Marcello Malagoli. Arriviamo a "The Irretrievable Dissolution Process On The Shores Of Time" che mi sorprende per il growling maggiormente colmo di pathos, all'occorrenza scende di tono esprimendo una bella dose di cavernosita'. Apprezzo un bellissimo suono di basso e le linee di chitarra che non tendono mai a prevaricare sul resto. "Will Crushing" è disperata nella sua foga incontrollata, le due voci in growl rendono bene con il tessuto musicale ad esaltarle. Attacco brutale con "Caldera", drumming imprevedibile e incastro perfetto tra le chitarre in azione. 

È il momento di "Time Flows Indifferent" che parte frenetica con un cantato in growl angosciante, rimango sbalordito ancora una volta dall'eccellente drumming che troneggia magnificamente. Sul finale invece c'è un rallentamento che ci avvicina al territorio del Doom. Sorpresa con "Our Gold Shined In Vain" che ci delizia per un'introduzione di basso contornata di magia. Quindi si torna nell'ambito Technical Death che sfocia poi nel Brutal. Niente da dire sulla classe messa in campo, qui c'è solo da inchinarsi davanti a tanto mestiere! La tecnica va a braccetto con la potenza evocativa e si riesce a creare qualcosa di unico. Terzultimo brano dalle tinte maligne: "The Nihil Truth" è una mazzata spietata sulla nostra molle carne che riceve colpi micidiali. Intanto il basso sotto scandisce i battiti ansiosi dei nostri cuori. "River's Breath" sfodera un mix di tensione e tormento, sottolineato da un duetto growl molto efficace. La batteria primeggia poderosa e tentacolare, le chitarre incidono senza mai abbandonarsi in assoli stucchevoli. 

Il viaggio si conclude con "The Proof". Qui il growl è straripante nel ruolo diviso tra Daniele Lupidi e Marcello Malagoli. I due musicisti trainano disinvoltamente il pezzo fino alla fine, non assistiamo a particolari finezze nella traccia in questione ma neppure a cadute di stile. Dopo questa impegnativa immersione nelle torbide acque del Metal più ambizioso, sento di dover ringraziare gli Hateful per aver dimostrato come si concepisce un disco musicalmente audace, avendo una grande attenzione sul fattore delle emozioni. 

Andrea Bottoni
Voto 85/100

Tracklist:
1. On the Brink of the Ravine 
2. Oxygen Catastrophe 
3. Phosphenes 
4. The Irretrieveable Dissolution Process on the Shores of Time 
5. Will-Crushing Wheel 
6. Caldera 
7. Time Flows Differently 
8. Our Gold Shined in Vain 
9. The Nihil Truth 
10. River's Breath 
11. The Proof

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