Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

VOID ROT “Descending Pillars” (Recensione)


Full-length, Everlasting Spew Records
(2020)

Dal Minnesota ci giunge il debutto dei Void Rot, dopo un e.p. di due anni fa. La band è promotrice di una musica oscura, dalle trame decadenti. E’ un lento incedere, un death metal dalle tonalità doom, con una voce che ci giunge dall’oltretomba per incutere timore. Non c’è luce tra queste sonorità, ma solo tanto buio. E’ una musica che cerca nelle profondità degli abissi la propria essenza vitale. Basta ascoltare l’iniziale “Descending Pillars” per restarne colpiti. L’opener è il brano più lungo e che meglio esprime la formula compositiva della band, tra ritmiche lente, accelerazioni di puro stampo death metal ed arpeggi sinistri ed evocativi che si inseriscono nel tappeto sonoro. E’ indubbiamente il miglior brano tra quelli proposti, quello in cui riescono meglio ad esprimere la loro concezione musicale. 

I Void Rot si fanno promotori di una musica tecnicamente semplice e allo stesso tempo complessa nel groove, che punta a creare atmosfere oscure, attraverso un suono profondo, generato da accordature basse ed una sezione ritmica che con il suo dinamismo rende l’esecuzione varia e pesante. Con “Upheaval” ci troviamo in territori più affini al death metal di vecchio stampo, con un sound pieno, a tratti grumoso. Questa musica è una perfetta colonna sonora per trame e racconti lovercraftiani, per le sue atmosfere sinistre e misteriose. Allo stesso tempo è un album che si sviluppa in modo omogeneo, vivendo a tratti di momenti troppo statici, riproponendo ritmiche e riffing molto simili, come succede nelle due tracce centrali (Delusions of Fresh e Inversion), tanto da far fatica a capire quando finisce una ed inizia l’altra. Questo non li rende dei pezzi brutti, anzi, ma la loro somiglianza nelle riffing, nella struttura e nelle atmosfere create, le penalizza, considerando che nella scaletta sono anche sequenziali. 

La profonda ed oscura “Monolith” ci guida nella parte finale di un album monolitico. Nel brano finale è azzeccata e interessante la contrapposizione tra la base massiccia ed una chitarra che crea melodie sinistre ad evocare mondi arcaici. Descending Pillars è un buon album di death doom, in cui la band si esprime in modo personale. Risulta interessante il lavoro svolto dalle chitarre che riescono ad essere complementari, generando un muro di suono impenetrabile, ma allo stesso tempo risultano fantasiose nel lavoro, sdoppiandosi e diversificandosi. La voce profonda e gutturale si innesta alla perfezione sul tessuto sonoro, a completamento di una musica evocante gli abissi più profondi. In sostanza il lavoro è interessante e denota personalità, ma allo stesso pecca di alcune ingenuità, come certe formule troppo statiche, appesantendo a volte l’ascolto. Mi sento di consigliare questo album a tutti gli amanti di sonorità profonde ed oscure, in cui dominante è la matrice death-doom.

John Preck
Voto: 72/100 

Tracklist:
1. Descending Pillars 
2. Upheaval 
3. Liminal Forms 
4. Delusions of Flesh 
5. Inversion 
6. The Weight of a Thousand Suns 
7. Monolith (Descending Pillars, Pt. II)

WEBLINKS:
Facebook

Nessun commento